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Coronavirus, perché si è spenta la musica sui balconi?

"Ascoltare e produrre musica non può diventare un'occupazione quotidiana da fare con la collettività, perderebbe il senso di rassicurazione e di spontaneità, diventando una routine". L’intervista doppia alle musicoterapiste Diana Facchini e Francesca Laccetti

In che modo la musica può aiutare i soggetti più deboli, come i bambini e i disabili che, in questo periodo, sono stati privati di spazi aperti e ricreativi?

DF. Naturalmente ci poniamo in particolare il problema dei soggetti disabili che in questo momento sono ulteriormente privati di spazi di condivisione e di espressione. Manca molto in questo periodo il contatto empatico sonoro che stabiliamo con i nostri utenti in situazione di normalità. Stiamo immaginando di prevedere soluzioni sonore di accompagnamento e sostegno individuali a distanza. Anche alcune donne in gravidanza per le quali prevediamo un percorso di accompagnamento in piccoli gruppi, ci hanno chiesto una partecipazione per interagire sonoramente sull’ascolto dei suoni uterini, amniotici per entrare in contatto con il proprio figlio. La tecnologia, anche se mezzo più ‘freddo’, può venirci in aiuto in questo momento”.

Associare la musica ad altre attività come la lettura, la pittura, ecc., può amplificare i suoi benefici?

FL. Il lavoro con le forme d'arte è fondamentale per approcciare il rapporto con se stessi poiché fa esprimere in modo diretto, ludico e piacevole, contattando anche nodi interni in modo "morbido" e risvegliando modalità comunicative creative, dove la creatività è un tratto dell' intelligenza che aiuta a risolvere problemi. Il lavoro con diverse forme d'arte porta ad ampliare le capacità di risolvere questioni antiche rimaste in sospeso e a potenziare le possibilità di utilizzare nuove risorse personali. E non c'è bisogno di essere artisti per farlo. Le forme d'arte sono espressioni simboliche, quindi come tali comunicano col nostro mondo interiore come fanno i sogni o come le fiabe, come ci dice Jung e come Marie Louise von Franz, che di Jung fu allieva, ci spiega nei suoi ampi e approfonditi studi. Nel lavoro con le forme d'arte, ancora più producendole oltre che fruendone, avviene un contatto diretto emotivo, un'esperienza dialogante e un'elaborazione successiva, senza l'intermediazione razionale.

DF. La musica, nella sua forma terapeutica, si concerta naturalmente con le altre forme espressive terapeutiche – le arti terapie-. L’utenza può essere indirizzata verso l’una o l’altra a partire dai bisogni specifici e potenzialità. Talvolta si parte dalla musicoterapia per avvicinarsi all’altro attraverso un approccio trasversale, che tenga conto del corpo in movimento e in danza, della possibilità di accostare suoni a colori, a rappresentazioni grafiche, cosi come di servirsi di materiali diversi come sabbia, acqua, pietre, per facilitare l’espressione e drammatizzarla. Associare le arti non è solo utile; rappresenta il modo integrato di ‘essere’ individuo nel mondo, di essere nella propria realtà interna quanto in quella contingente esterna, in relazione a tutti gli stimoli e alle suggestioni che arrivano. Rispondere con la musicoterapia, che è di per sé una disciplina olistica, fatta di voce, ritmo, melodia, armonia, con un approccio integrato, non può che fare bene all’anima e al corpo”.

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