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Domenica, 28 Aprile 2024
Salute

Bruxismo e stress da pandemia, quali sono i sintomi e come trattarlo: risponde l'odontoiatra

"Accanto al bite, strategia terapeutica più convenzionale, c'è anche la possibilità di utilizzare la tossina botulinica. Il suo effetto miorilassante è in grado di ridurre velocemente e sensibilmente la sintomatologia del paziente". L'intervista alla dott.ssa Marilena Troise

La pressione psicologica indotta dalla pandemia da Covid-19 ha favorito un notevole aumento dei casi di bruxismo rispetto al 2019 (+36%) e parallelamente un balzo del 120% nei casi di fratture dentali. E’ quanto emerge dai dati 2021 diffusi dall’Associazione Stampa Medica Italiana. “Il bruxismo - spiega a NapoliToday la dott.ssa Marilena Troise - è un’involontaria contrazione dei muscoli facciali normalmente utilizzati per masticare. Questa contrazione porta a digrignare i denti sfregando tra loro le due arcate dentarie oppure a stringere con forza eccessiva le mascelle (serramento). Nella maggior parte dei casi questo disturbo si verifica durante il sonno e può portare a soffrire di emicrania o dolori alla mandibola, oltre a deteminare un’usura anomala ed eccessiva dei denti”. Ad aumentare in maniera esponenziale i casi di bruxismo nell'ultimo anno è stata l'ansia e lo stress generati dalla pandemia. In che modo questi fattori psicologici possono determinare l'insoregenza di questo disturbo o aggravarlo? E come riconoscerne i segnali? Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Marilena Troise, specializzata in odontoiatra e odontoiatria estetica.

Dott.ssa Troise, quali sono le cause del bruxismo?

“Il bruxismo è una patologia multifattoriale, cioè può essere causata da più fattori quali, ad esempio, ansia, stress, problemi emotivi, disturbi del sonno, malocclusioni dentarie (un allineamento non perfetto tra le due arcate), fumo, alcol, ecc.”.

In che modo lo stress da pandemia ha inciso sull’aumentato dei casi di bruxismo?

“A determinare questo aumento nell'ultimo anno (+36%) è stata la sovrapposizione di più  fattori di stress, quali il lockdown, la quarantena, la malattia stessa, i cambiamenti nella modiltà di lavoro (lo smartworking) o di studio (la DAD). In particolare, ad aver influito negativamente sul benessere mentale sono stati l'isolamento sociale, ma anche il senso di minaccia e la perdita di stabilità associati alla pandemia. Cosa è accaduto? In risposta allo stress, il sistema nervoso autonomo ha reagito con la tensione muscolare, quindi digrignando e stringendo i denti, e/o spingendo e irrigidendo la mandibola. A conferma di ciò alcuni studi che hanno dimostrato come gli aumentati livelli di cortisolo che accompagnano lo stress cronico sono associati ad un'eccessiva attività muscolare e ad un maggior grado di disfunzione masticatoria, comportando:

  • un aumento della sensibilità dovuta alla perdita dello strato di smalto;
  • lesioni ed usura di uno o più denti;
  • dolori diffusi al capo (mascella, orecchie, testa, normalmente coinvolti nel processo di masticazione)”.

Come viene diagnosticato e trattato il bruxismo?

“Una diagnosi preliminare può essere fatta dall’odontoiatra già durante la periodica visita di controllo. In questa occasione vengono valutate l’usura dei denti, eventuali loro lesioni e la presenza di un’eccessiva sensibilità dei muscoli della mascella. Qualora lo ritenga opportuno, l’odontoiatra potrà avvalersi di esami più specifici quali ortopantomografia, impronte delle arcate, esame gnatologico. Il bruxismo, solitamente, viene trattato con il bite (un paradenti specificamente realizzato sulla base dell’impronta dentale del paziente), che deve essere utilizzato durante il sonno per evitare lo sfregamento dei denti, con tecniche di rilassamento o con cure ortodontiche che vanno a correggere eventuali malocclusioni”.

Quante tipologie di bite esistono, e quali sono i benefici di questo strumento?

“Eistono bite rigidi (realizzati grazie al contributo del dentista per una soluzione specifica) e morbidi (acquistabili in farmacia o in parafarmacia dal paziente senza prescrizione), ma tutti svolgono la medesima e fondamentale funzione: riposizionare la mandibola. Il bite può essere prescritto dall'odontoiatra gnatologo con diverse finalità: alleviare stress e dolori delle articolazioni temporo-mandibolari, dolenzie ai muscoli della bocca, dolori dentali dovuti a scorretti rapporti traumatici tra i denti stessi, bruxismo e/o serramento”. 

Come deve essere utilizzato il bite?

“La prescrizione prevede che venga indossato la notte, in alcuni casi anche per 2-4 ore al giorno. La terapia può durare in media da 3 a 6 mesi. Questo perchè il bite non è un dispositivo da utilizzare a lungo termine, ma una terapia che serve ad eliminare nell'immediato i dolori e soprattutto consentire il riposizionamento ortopedico della mandibola in equilibrio neuromuscolare. Solo in casi rari, in genere con forti compromissioni anatomiche delle ATM, i denti dovranno essere trattati con un bite a vita".

Oltre al bite, esistono anche altre soluzioni terapeutiche? 

"Sì. Può essere utilizzata anche la tossina botulinica, che si è rivelato un prezioso ausilio terapeutico. L'esperienza clinica mostra come l'iniezione dei questa tossina, nel ventre del massetere, possa, insieme al bite, ridurre sensibilmente la sintomatologia del paziente, quale dolore, senso di tensione e rigidità a livello dell’articolazione temporo-mandibolare, cattiva qualità del sonno. Ovviamente è un intevento chirurgico sicuro solo se eseguito da personale medico specializzato in seguito a una diagnosi precisa".

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