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Vesuvio, dopo gli incendi il rischio frane è elevatissimo

Lo rende noto Rete Difesa Vesuvio, composta da numerose associazioni ambientaliste, che mette in guardia le istituzioni sul dissesto idrogeologico nell'area vesuviana

Dopo aver inoltrato all'Ente Parco Nazionale del Vesuvio, ai sindaci vesuviani e alle Procure un esposto contenente la mappatura georeferenziata di tutte le discariche abusive in area protetta, la Rete Difesa Vesuvio, composta da numerose associazioni ambientaliste, mette in guardia le istituzioni sul dissesto idrogeologico nell'area vesuviana attraverso un comunicato. Per la Rete si sta profilando "un disastro annunciato, frutto di anni di incuria e di politiche inadeguate, acuito dall'incendio che ha devastato ampie aree del Vesuvio nel 2017: smottamenti, comparsa di voragini profonde metri, caduta di alberi, ostruzione dei canali di scorrimento dell'acqua, assenza di pulizia e di manutenzione delle briglie, accumulo di anomale quantità di detriti a valle in occasione di precipitazioni violente sono i segni di un dissesto che preoccupa tecnici ed esperti". 

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"In particolare, la Rete chiede: interventi immediati, coordinati con le comunità locali e la cittadinanza attiva, atti a mettere in sicurezza il territorio nell'immediato e a far fronte alla grave situazione di dissesto idrogeologico; l'inizio di azioni di prevenzione degli incendi, visto che dopo il disastro del 2017, al di là del profluvio di promesse e dichiarazioni, nulla è stato realizzato; che siano intraprese azioni per la bonifica ed il ripristino dei boschi bruciati, la riforestazione e la messa in sicurezza del territorio, dato che non si può fare turismo su ceneri e frane". 

Per Francesco Servino, membro della rete"chi parla di un Vesuvio 'rinato' vive su Marte: ci si dimentica dei danni causati dagli incendi del 2016 e del 2017, scongiurati quest'anno dalle condizioni climatiche favorevoli, della presenza in svariati punti di discariche abusive e dell'aumentato rischio idrogeologico, classificato come R4 (molto elevato). Chi non gratta sotto la superficie vuole il male di questa terra: impossibile stare in silenzio se si hanno a cuore le sorti del territorio. La speranza è che le istituzioni si aprano al dialogo: considerato che il Vesuvio appartiene ai cittadini, è surreale che si debba insistere".

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