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Legambiente ha il suo “Sblocca Italia”: le opere del dossier #sbloccafuturo

Centouno idee prioritarie nel rispetto del territorio. In provincia di Napoli fari puntati su Circum, ecomostro di Alimuri, bonifica di Bagnoli e impianti di compostaggio

Mentre Renzi annuncia per luglio il decreto Sblocca Italia, volto nelle intenzioni a far ripartire cantieri fermi e completare opere incompiute in tutto il Paese, Legambiente presenta una sua versione delle priorità, opere pubbliche virtuose diversamente necessarie, tra cui infrastrutture (trasporti), bonifiche, opere di messa in sicurezza del territorio, depuratori, impianti per la gestione dei rifiuti.
#Sbloccafuturo, questo il nome-hashtag del dossier, parte dal presupposto che "per rilanciare il Paese non servono leggi ‘liberatutti’ ma un green new deal”. Centouno piccole e medie opere incompiute, "utili al territorio e ai cittadini".

Naturalmente, tra queste, vi sono anche focus su situazioni Campane ed in particolare della provincia partenopea. Si parte con l'ecomostro di Alimuri, a Vico Equenese: un albergo – cinque piani per 16 metri d'altezza, costruito sulla scogliera – che può fregiarsi del titolo di "ecomostro più anziano censito da Legambiente". L'incompiuto, iniziato negli anni '60, domina e deturpa la costa, oramai ridotto a "rifugio" per trafficanti di droga e discarica di riufiuti. L'amministrazione comunale avrebbe anche deciso di avviare la procedura di abbattimento, ma il proprietario ha fatto ricorso al Tar. E intanto il tempo passa.

Poi nel dossier di Legambiente c'è la Circumvesuviana, linea da anni in estreme difficoltà sia economiche che di concreto esercizio. Confluita dal 2012 nell'Eav, è sotto di circa 500 milioni. Il rispetto del Patto di Stabilità però impedisce l’effettivo utilizzo e dirottamento previsto di fondi europei per sanare la situazione.

Capitolo rifiuti: in Campania, per Legambiente, è necessario soprattutto far partire il trattamento della frazione umida, da sempre tallone d'achille della differenziata. A fronte di una produzione di 560mila tonnellate annue, la regione può smaltirne meno di un decimo. Si arriverà – con i progetti in corso d'opera – a 290mila tonnellate annue, ancora poco. Vi sono già progetti per vari impianti, ma ostacoli procedurali e burocratici stanno rallentando l'iter che li riguarda.

Infine, Legambiente si sofferma sul caso Bagnoli, emblematico esempio di riconversione mancata di un'area ex industriale. "Il completamento della bonifica dell’ex sito industriale di Bagnoli-Coroglio è e resta precondizione imprescindibile" per qualsiasi tentativo di riqualificazione della zona. Eppure quanto compiuto fin qui è sotto il vaglio della magistratura, sono stati spesi 300 milioni senza che nulla venisse inaugurato, e la Stu a monte delle operazioni, la Bagnolifutura, è stata dichiarata fallita.

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