#Naplesthreeofthree: progetto cross mediale di Matilde De Feo al Madre
Naplesthree of three, trilogia cross mediale di Matilde De Feo,sceglie uno sguardo intimo e non convenzionale per raccontare la città di Napoli. In Desert Flower, sullo sfondo di un Vesuvio “giallificato” dalla ginestra, la città è scomposta e ricomposta attraverso le modalità con cui i suoi cittadini la abitano, mentre in Ramondino’s Apologue il pensiero della scrittrice napoletana Fabrizia Ramondino - che tanto ha indagato il tema della “casa e dell’abitare” -ci viene restituito dal segno grafico di Resli Tale e dall’intervista a Mario Martone.
Commissionata dal Museo Madre per fa parte di Per_Formare una Collezione, Per Un Archivio Dell'arte In Campania, in mostra fino ad aprile 2018, durante le feste natalizie sarà visitabile nei seguenti giorni e orari: domenica 24 dicembre, ore 10.00-18.30 (ultimo ingresso: ore 17.30); lunedì 25 dicembre: chiuso, martedì 26 dicembre, apertura straordinaria gratuita, ore 10.00-19.30 (ultimo ingresso: ore 18.30); domenica 31 dicembre 2017 ore 10.00-18.30 (ultimo ingresso: ore 17.30); lunedì 1 gennaio 2018: ore 14.00-19.30 (ultimo ingresso: ore 18.30); sabato 6 gennaio 2018: regolare apertura, ore 10.00-19.30 (ultimo ingresso: ore 18.30). Durante gli altri giorni il museo osserverà il regolare orario di apertura.
La giovane video artista casertana Matilde De Feo, che vive a Napoli dal 2001, espone insieme a 50 fuoriclasse nell’ambito del nuovo articolato capitolo del progetto Per_Formare una CollezioneThe Show Must Go_On&Per Un Archivio Dell'arte In Campaniaavviato nel 2013 e sviluppatosi in differenti capitoli intermedi – dedicato dal MADRE alla formazione progressiva della collezione permanente.
L’opera di Matilde De Feo è ospitata nella sala in fondo del mezzanino (scala sinistra) dove l’artista allestisce, in un’unica stanza, il primo capitolo della trilogia DesertFlower e una traccia progettuale del secondo capitolo, Ramondino’s Apologue (il terzo capitolo è ancora da realizzare).
#Naplesthreeofthree è una trilogia cross mediale che sceglie uno sguardo intimo e articolato per raccontare la città di Napoli. È una ricognizione poetica e visiva sul concetto di comunità ed ecosistema, di ambientazione, trasformazione e resistenza. Il lavoro si compone di tre racconti, pensati come tre finestre sulla città realizzati in seguito ad una approfondita ricerca e grazie all’incontro e alla relazione con alcuni napoletani, protagonisti delle storie.
Desert Flower è una video installazione che racconta di un’improvvisa trasformazione del paesaggio pendendo spunto dalla storia della ginestra etnea, una specie arborea importata dall’Etna dopo l‘ultima eruzione del 1906 per arginare la lava, particolarmente invasiva e che, nell’estate del 2016 è stata protagonista sui media con l’allarmante notizia:“La ginestra etnea sta cancellando il Vesuvio”. La pianta infatti stava soppiantando la ginestra autoctona minacciando di modificare il colore e la forma del vulcano. Cosa nell’ultimo secolo, con lo stesso valore ambivalente della ginestra etnea ha modificato il nostro paesaggio? La casa. Dunque la “giallificazione” del Vesuvio è utilizzata come metafora del processo di urbanizzazione e cementificazione che negli ultimi 50 anni ha parzialmente modificato il profilo della città anche attraverso opere note come quelle di Aldo Loris Rossi, Davide Pacanowski, Franz di Salvo, Luigi Cosenza, Stefania Filo Speziale, Franco Purini. A raccontare questo mutamento antropologico oltre che architettonico, poiché ha modificato il rapporto degli abitanti con il modo di rapportarsi all’interno e all’esterno degli edifici, sono cinque napoletani ritratti alle prime ore del mattino nello svelamento dell’intimità della propria casa: una studentessa, il fotografo Luciano Ferrara e un bambino raccontano le dinamiche abitative del centro storico; un uomo che ha trasformato la sua casa di via Tasso in un b&b rappresenta “la città di mezzo” e infine Mirella Pignataro, moglie di Felice Pignataro, racconta la periferia, la Scampia prima e dopo la cementificazione.
Le musiche sono di Giovanni Sollima.
La Ginestra entra nella sala del Museo sotto forma di installazione, spaccando la terra, determinata a trasformare la città, partendo idealmente dal Vesuvio e dalla periferia verso il centro, passando attraverso la Muraglia cinese. Le preziose immagini della “giallificazione” protagoniste della video installazione sono state girate sul Vesuvio reso giallo dall’esplosione floreale della ginestra a luglio 2017 pochi giorni prima dell’incendio che ha bruciato il vulcano e con esso piante e animali modificandone di fatto, nuovamente l’aspetto. Si tratta quindi anche di un documento con un valore sociale notevole.
Le quattro interviste degli abitanti che sono pubblicate on line (in anteprima su RepTv le trovate ora anche sulla pagina fbNaples Three of Three) completano la comprensione della videoinstallazione sul web, rafforzando il valore crossmediale del progetto.
Ramondino’s Apologue è la traccia progettuale delsecondo capitolo della trilogia:un futuro film animato dedicato alla scrittrice Fabrizia Ramondino co-sceneggiato con Marina Dammacco. Opera d’arte nell’opera d’arte, la grande tavola con 16 disegni che portano il segno distintivo e istintivo di Resli Tale. Si tratta dellostory boarddi un futuro film costruito a partire dalla lettura delle opere di Ramondino- in particolare de “Il libro dei sogni”- che affrontano i temi della casa, della città, del divenire, segnando un continuum concettuale con DesertFlower.
Lo storybord è accompagnato dall’audio fruibile in sala di un’intervista inedita di Matilde de Feo al regista Mario Martone sul suo incontro con la Ramondinonato in occasione della scrittura di “Morte di un matematico napoletano” e sul lavoro introspettivo della scrittrice. L’opera è un’anteprima del lavoro che sarà sviluppato in forma completa nel 2018.
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Foto © Amedeo Benestante. Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli.