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Soundgarden, Meg e l'Imperfezione: l'intervista

"Sono andata alla ricerca di un suono molto umano e molto imperfetto nel nuovo album", rivela Meg a NapoliToday, che si esibirà il 10 luglio al Soundgarden

Cresce l'attesa per l'attesissimo ritorno in grande stile di Meg, che con il suo terzo album da solista, "Imperfezione", è pronta a solcare venerdì 10 luglio il palco di Soundgarden, il contenitore estivo di eventi alla Mostra d'Oltremare organizzato da Neapolis Festival, Ufficio K, Stella Film, Neuhm, Intolab e Lanificio 25. Con lei, nell'evento prodotto da Musicology, Mario Conte ai sintetizzatori e Sebastiano De Gennaro alle ritmiche.

Ecco l'intervista di NapoliToday a Meg.

Meg, torni in concerto a Napoli con Imperfezione Tour. Quali sono le sonorità che vengono veicolate nel nuovo album?
I due pilastri di questo disco sono i beats e i sintetizzatori. I beats sono frutto delle influenze audio che certe aree metropolitane hanno avuto sulle mie orecchie negli ultimi anni. Me ne sono andata in giro per il mondo e ho registrato le ritmiche che i martelli pneumatici creano senza volerlo, oppure la marcia della gente che eccheggia in metropolitana in ora di punta… tutto crea ritmo, e in città é molto distorto, sporco, come fosse passato in un multieffetto. Per i sintetizzatori invece, ho fatto una ricerca che va più nel mondo organico: suoni caldi che possono ricordare un oboe, un’orchestra d’archi, una marimba, ma che in realtà sono stati creati da sintetizzatori. Sono andata alla ricerca di un suono molto umano e molto imperfetto. 

In Imperfezione traspare una Meg più selvatica, cosa ti ha ispirata nelle scrittura, negli arrangiamenti e nella produzione delle sette tracce inedite che compongono l'album?
Mi sono lasciata guidare dal mio istinto, ed è stato un lavoro all’inizio faticoso, perché la testa cercava sempre di prendere il sopravvento, di fare la prepotente, la primadonna; invece in un secondo momento, quando ho capito che tipo di porte interne dovevo lasciare aperte e quali dovevo chiudere, il lavoro é diventato molto liberatorio, leggero, velocissimo. Ho scritto e arrangiato tutto in soli 6 mesi.

Com'è cambiata Meg dai tempi dei 99 Posse e cosa ti rimane di quegli anni?
Rispetto a 20 anni fa vedo la vita in maniera un po’ più complessa, meno “binaria” (i buoni e i cattivi, il bianco e il nero, le guardie e i ladri), ma credo che a 20 anni sia lecito leggere il mondo attraverso le lenti della semplicità cruda e rassicurante dell’ideologia. Quando cresci non puoi più campare di quegli alibi, sarebbe come recitare una parte un po’ patetica. Di quegli anni mi sono rimasti dentro i momenti magici di una rivoluzione musicale che non é ancora stata superata, e i meravigliosi viaggi; indelebile resterà in me quello in Messico, quando avvenne per caso che Marcos ci volle come scorta: una storia incredibile! 

Cosa pensi dei Talent che vanno tanto di moda oggi in ambito musicale? Appiattiscono il talento uniformandolo, oppure offrono semplicemente un'opportunità di mettersi in mostra?
Entrambe le cose. In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, capisco che possa suonare assurdo dire no ad un’opportunità lavorativa come quella. Allo stesso tempo, penso che, come in tutte le cose, dipende sempre un po’ da te: se ti accontenti di ciò che vuole offrirti il mainstream, o se sei una che invece vuole andare più a fondo nelle cose, e creare qualcosa di veramente tuo, di duraturo, di originale, senza che ti si dica come devi vestire, come ti devi truccare e, soprattutto, cosa devi cantare.

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