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Bee Hive Reunion, Pasquale Finicelli: "Regaliamo gioia ai fans che ci aspettavano da tempo"

Il cantante della band: "A Bologna ho visto una ragazza che ha pianto dalla prima all'ultima canzone. Significa che hai lasciato un qualcosa di indelebile nell'anima". L'intervista

Pasquale Finicelli, all'interno dei Bee Hive, non ha certo bisogno di presentazioni. Un solo nome: Mirko.

Come hai vissuto il successo di quegli anni?

Sono  sempre stato abbastanza umile e tranquillo. Sicuramente c’era la giovinezza, avevo 21 anni ed è successo tutto con una certa facilità. Andai a fare il provino ma non volevo neanche andarci, sono arrivato in ritardo quando le telecamere e le luci erano già spente, ma il produttore da lontano mi notò immediatamente. In realtà non sapevo neanche bene di cosa si trattasse. Avevo visto qualche scena del cartone in tv il pomeriggio e mi sono spacciato per quello che un po’ conosceva la storia. Dopo tre giorni mi hanno chiamato. Insomma, se una cosa deve succedere ti succede. Questione di destino.

I ricordi legati a quel periodo?
Innanzitutto l’età, la giovinezza. Poi avevo ancora mio padre, quindi mi manca l’atmosfera della famiglia. C’era la spensieratezza, ero famoso ma non me ne rendevo conto. Guadagnavamo benino, ci divertiamo. Avevamo tutto.

Bee Hive ieri, Bee Hive oggi: cosa cambia?
Beh, innanzitutto il ciuffo che non c’è più e a cui devo anche dire grazie. Certo, se avessi avuto una parrucca sarebbe stato meglio. Ma volevano che fossi il più naturale possibile e quindi mi hanno decolorato i capelli. Il ciuffo rosso si cancellava con uno shampoo, mentre quel biondo dovevo portarmelo dietro e non era molto piacevole.  Quanto alla band, prima si lavorava insieme ma avevano solo un copione da seguire, il resto era una passeggiata. Oggi invece facciamo le cose più seriamente e ci divertiamo allo stesso modo, proponiamo musica  e non possiamo fare brutte figure. C’è una responsabilità in prima persona, si tratta della nostra vita e dobbiamo dare il massimo.

Come hai preso inizialmente l’Idea della reunion?
Con Manuel (De Peppe) siamo rimasti sempre in contatto in tutti questi anni nonostante ormai abbia la sua vita in America. Un giorno fu proprio lui a lanciare l’idea dopo aver visto l’enorme affetto dei fans su internet. Onestamente la prima volta dissi di no. Poi mi ha convinto e grazie a lui è partita l’avventura.  Se non ci fosse stato questo grande riscontro su internet probabilmente non avremmo fatto nulla.

Il debutto a Bologna?
Sensazione indescrivibile. Ho visto una ragazza in particolare che ha pianto dalla prima all’ultima canzone. Una scena simile significa che hai lasciato un qualcosa di indelebile nell’anima e questa  è una gioia immensa.  Un po’ eravamo preparati dopo aver ricevuto tanto affetto dai fans sul web, ma poi quando vedi le persone scatenarsi dal vivo fa un certo effetto.

Quanto sei pronto a farti sorprendere dalle persone che incontrerai nelle prossime tappe del tour?
Beh, noi ci aspettiamo il meglio. L’importante è riuscire a fare ciò che ci piace, dare a chi ci ascolta quello che si aspettano da tanti anni, ovvero vivere in due ore un po’ di passato, ritornare negli anni 80. Vogliamo farli sognare e sognare insieme a loro. E vedere le persone che strillano e cantano ti fa stare davvero bene. La reunion è un progetto che stiamo facendo da soli con le nostre forze. Non abbiamo case discografiche che ti danno tanta promozione, che ti spingono. Tutti quelli che vengono ai nostri concerti è perché ci seguono veramente. Siamo fermi da 25 anni e in questo caso non è il numero che conta ai concerti, ma il fatto di poter regalare gioia a quei fans che ci stavano aspettando da tanto tempo. 

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