"Il mio amico D." in scena al Sancarluccio
nuovo Teatro Sancarluccio
Via San Pasquale a Chiaia, 49 - Napoli
0814104467
il mio amico D.
(i miei sogni sono due giocare il mondiale ed essere il campione)
di e con Pietro Tammaro
Adattamento e Regia Luca Saccoia
orari
giovedì 14 dicembre h.21:00
venerdì 15 dicembre h.21:00
sabato 16 dicembre h.21:00
domenica 17 dicembre h.18:00
info:
nuovoTeatroSancarluccio
Via San Pasquale a Chiaia, 49 - Napoli
0814104467
prenotazioni whatsapp 3468085164
www.nuovoteatrosancarluccio.it
"I miei sogni sono due, giocare il mondiale e vincerlo". Erano anche i sogni di noi fortunati bambini a colori dell'82. Ma come i neonati non hanno sviluppati a pieno i sensi, così noi i colori non li distinguevamo ancora bene. Per noi l'azzurro era ancora troppo in alto, lo vedevamo squartato dalla scia degli aerei e basta. Anche il pallone sembrava risiedere altrove prima dell'arrivo di Dieguito. Non qui, non al sole, non per noi. Non era ancora il momento per il Pibe di giocare e vincere il mondiale, ma era il nostro momento certamente per dare un volto all'azzurro e non alzare la testa per cercarlo. Diego era venuto a salvarci, a mostrarci la via, a far tornare la palla rotonda e da questa vedere il futuro”.
Luca Saccoia (regista)
“... Presto iniziai a trasformare le strade del mio quartiere in un campo da calcio. Bastavano solo quattro zaini e un pallone, e un posto dove non passassero troppe macchine e ci fossero troppe buche. Ma a Napoli era un'impresa trovare un posto cosi, gratis. Il campo dei campi era sempre occupato: l’area di parcheggio dello stadio San Paolo, il preludio al tempio di Dieguito. C’era gente che si accampava lì settimane prima. Il primo che avvistava il campo libero, che poteva essere anche di pochi metri, chiamava a raccolta tutti gli altri con un fischio. E tutti correvano anche all’alba, tutti uscivano di casa anche con i pigiamini pur di giocare lì. Che bello !”
Pietro Tammaro (autore e protagonista)
Lo spettacolo usa come pretesto il calcio, l’amore e l’ammirazione per un mito attraverso il quale tutti i ragazzi nati alla fine degli anni ‘70 hanno sognato di giocare a pallone, almeno per una volta: Maradona. Il pubblico in sala è proiettato in una sorta di immaginaria curva da stadio e il protagonista Mauro Manzo (Pietro Tammaro) rivive con poetica leggerezza il sogno di un adolescente degli anni ’80 che per somiglianza fisica pensa addirittura di essere Maradona, ma che guardando in faccia la realtà ed il poco talento calcistico finisce per desiderare di fischiargli almeno un calcio di rigore a favore. Il viaggio tra i ricordi è legato anche ad oggetti e personaggi simbolo di quel periodo (palloni utilizzati per giocare in strada e in casa, figurine Panini, ecc.). che diventano elemento scenografico in un immaginifico campo di giochi costruito dal protagonista in scena. Lo spettacolo è rivolto a tutti coloro che hanno creduto che le cose potessero cambiare con un fischio di inizio, a quelli che se “lui” segnava pensavano sarebbero morti in pace da quell’attimo in poi, ma anche a tutti quelli che odiano il calcio, alle mogli che si sono sentite tradite, insomma a chi ha ancora fede e vuole giocare.