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Il mercante di Venezia

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NapoliToday

Io sono un ebreo. Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, un ebreo, organi, membra, sensi, affetti, passione? Non è nutrito dallo stesso cibo, ferito dalle stesse armi, assoggettato alle stesse malattie, curato dagli stessi rimedi, riscaldato e raffreddato dallo stesso inverno e dalla stessa estate, come lo è un cristiano? Se ci pungete, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo?

Cosi Parla Shilock, l`ebreo del "Mercante di Venezia"rappresentato al Teatro Bellini.

Usura, amori, inganni, vendette, il condimento preferito dall`umano dell`epoca, ma che riflette, spesso il nostro presente: Bassanio chiede un prestito all'amico Antonio per conquistare la ricca Porzia. Antonio concede il suo aiuto, ma, vista la propria indisponibilità, si rivolge a sua volta all'ebreo Shilock e si fa garante. Il prestito viene concesso, purchè la somma venga restituita entro tre mesi, pena una libbra di carne di Antonio stesso.

Scontro etico, sociale e culturale. Conflitto fra amicizia e amore. Potere del denaro. Lealtà e giustizia. Shakespeare sempre attuale, fornendoci materia per riflettere su di noi e sul nostro presente.

Venezia all`epoca è un mercato frenetico dove mercanti di ogni tipo approfittano, comprando e vendendo, calpestando tutto e tutti. Due universi destinati ad incontrarsi: uno maschile, indaffarato a costruire un impero finanziario, e uno femminile, tutto volto al desiderio di inventare alternative di piacere al mondo del dovere.

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