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Sabato, 27 Aprile 2024
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Enzo Gragnaniello: "Il popolo di Napoli ha un cuore enorme"

"Misteriosamente" è l'ultimo album dell'artista. "La mia carriera musicale è partita dal canto di lotta dei disoccupati. La vera rivoluzione è stata quella di emozionare le persone"

Togliersi la maschera, ritrovare se stessi e continuare a meravigliarsi. Tutto questo è ‘Misteriosamente’, l’ultimo album di Enzo Gragnaniello, uno dei più grandi poeti della musica napoletana, capace di trasmettere grinta e passione in dodici brani dal sound profondo e mediterraneo.

“È quasi un disco ‘biologico’, senza veleni e senza concimi – afferma il cantautore – perché ho voluto trasmettere sicurezza alle persone, cercando di cantare alla loro anima continuando a emozionarle”. Gragnaniello parte dall’omonimo brano eseguito insieme a Raiz, l’artista che “ha una voce primordiale, molto viscerale ed esce come l’acqua fresca dalla fontana. Ha cantato questo pezzo in lingua napoletana portando una forza speciale, tradotta nella voglia di gridare ‘togliamoci la maschera’ per capire chi siamo e trasmettere la necessità di svelarsi”.

Racconti di vita, dalla strada alla maturità. Ma cosa è cambiato in Enzo Gragnaniello?
Io vengo dalle lotte politiche, dalle occupazioni, dalle storie di emarginazione e ho passato il mio periodo giovanile al fianco di queste cause. La mia carriera musicale è partita così, dal canto di lotta dei disoccupati. La vera rivoluzione, però, è stata quella di emozionare le persone: ovvero riuscire ad annientarle spiritualmente, comunicando sicurezza. Ritengo che, se sei nato con una voce capace di cantare all’anima senza passare per gli uffici della razionalità, allora hai una bella voce. Il ritmo, poi, lo gestisco io: deve sostenere le parole, il canto e la melodia e anche gli umori della musica. Insomma se vuoi comunicare interiormente, non devi cercare un sound solo per farlo funzionare a livello radiofonico. Ciò che conta è l’emozione.

Nel disco, oltre a Raiz, condividi un brano con Nino Buonocore: com’è avvenuto questo incontro?
La voce di Nino è delicata ed elegante e si sposa bene con la canzone. Me ne sono accorto quando componevo il brano: era la persona giusta per eseguirlo. Così gli ho chiesto se avesse avuto voglia partecipare. Lui ha accettato e tutto ha preso forma.

Il cammino musicale prosegue anche con i tuoi compagni di viaggio: da Piero Gallo a Franco del Prete. Poi dedichi un brano a Pino Daniele. Lo avresti inserito nell’album?
Sì. Pino avrebbe dovuto cantare ‘Guardo il mare’, dicendo ‘Guardo il mare e qui voglio restare’. Successivamente ci sarebbe stato il mio intervento all’interno delle strofe.

E proprio attorno a quel mare si affaccia Napoli, la città in cui vivi da sempre. È ancora un ambiente misterioso?
Io non faccio il napoletano ma faccio Napoli. Cioè mi sento responsabile: è una città che amo non per un fatto campanilistico ma perché avverto – oltre alla sua bellezza unica – i vulcani, il mare e il tufo. Mi sento un tutt’uno con questi elementi. Ecco perché la devo rappresentare magica e bella così come la conosco io. Poi tutto quello che sta in superficie non è un problema del pianeta: è un problema culturale e spirituale. Non è la gente che fa Napoli e nemmeno Napoli fa la gente: Napoli è Napoli, e ha un grandissimo popolo dal cuore enorme. I napoletani, in questo momento, devono ricordarsi chi sono: partendo da qui, ovvero da dove comincia la magia.

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