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Cultura Stella / Via Foria

Museo Archeologico, tornano alla luce 90 capolavori "scomparsi"

Le opere, provenienti da Pompei, Ercolano, Cuma, Pozzuoli e Baia, erano state accantonate. Anziché finire in magazzino, sono state messe sotto una speciale teca voluta dal Mibact

Dei, eroi, guerrieri, uomini e donne: statue, ma anche busti e bassorilievi, opere che erano a Pompei, Ercolano, Cuma, Pozzuoli, Baia. È quanto “riemerge”, dopo 20 anni di oblio, al Museo Archeologico di Napoli. Novanta preziosissime opere che saranno visibili attraverso una teca di vetro costruita nel giardino Nord dell'edificio.

I reperti sono il risultato del progetto “Storage - beni culturali invisibili” del Mibact, finanziato da fondazione Telecom Italia. Partito cinque anni fa, coincide con l'inizio della direzione di Paolo Giulierini.

“Questo è un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato – spiega il neodirettore del Museo – che è poi la sfida del futuro. Con me non si apre un nuovo corso ma un nuovo corso si inserisce nel lavoro importante, serio e meticoloso fatto fin ora”.
“Mi sento un privilegiato – ha ribadito – Autonomia non vuol dire isolamento ma versatilità, dinamismo, rapporti sempre migliori con Mibact e enti locali”. Secondo quanto trapela, i primi momenti della sua gestione vedranno la riapertura della sezione egizia e l'avvio di un nuovo progetto di comunicazione.

“Il destino di queste opere era finire nei nostri grandi depositi – ha spiegato a proposito del contenuto della teca Valeria Sanpaolo, direttrice dell'iniziativa del Mibact – abbiamo invece deciso di recuperale”. Sono statue che inizialmente erano nel grande atrio, accantonate poi nel 1995 e ora nuovamente a disposizione dei visitatori.

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