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Lavoro: "Nel Sud tasso occupazione inferiore a quello della Grecia"

Il segretario della Cgia Renato Mason: "Dobbiamo tornare a investire, visto che negli ultimi 8 anni questo indicatore ha subito una caduta verticale di quasi 30 punti percentuali"

A livello territoriale è il Mezzogiorno a presentare le maggiori difficoltà. Quasi tutte le regioni registrano un tasso di occupazione inferiore addirittura a quello greco: la Sardegna, ad esempio, presenta 0,7 punti percentuali in meno rispetto al dato medio di Atene, il Molise 1,4, la Basilicata 1,6, la Puglia 7,5, la Sicilia 10,8, la Campania 11,2 e la Calabria 11,9. Lo spiega una nota della Cgia.

"Per ridare slancio all'occupazione - afferma il segretario della Cgia Renato Mason - dobbiamo tornare a investire, visto che negli ultimi 8 anni questo indicatore ha subito una caduta verticale di quasi 30 punti percentuali. Altrimenti, c'è il pericolo che il nostro paese perda la sfida dell'innovazione, della ricerca, della competitività e scivoli in una stagnazione economica senza vie d'uscita".

In termini assoluti la base occupazionale del nostro paese è composta da quasi 22 milioni e mezzo di persone. Dall'inizio della crisi (2008) al 2015 abbiamo perso 625.600 posti di lavoro, anche se tra il 2014 e il 2015 siamo riusciti a recuperarne circa 186.000. Calabria (- 11,9 per cento), Molise (-9,7 per cento), Sicilia (-8,5 per cento) e Puglia (-8,4 per cento) sono le regioni dove la contrazione in termini percentuali del numero degli occupati è stata la più preoccupante in questi 8 anni. Se in Italia gli occupati sono tornati a crescere e sfiorano i 22,5 milioni di unità, i disoccupati sono circa 3 milioni, gli inattivi 14 milioni e le unità di lavoro standard in nero (ovvero i lavoratori non dichiarati) sono poco più di 3,1 milioni di unità. Quest'ultima categoria è composta da dopolavoristi, da pensionati, da disoccupati, da cassaintegrati e da una buona parte di persone che non ha un posto di lavoro e ha deciso di non cercare più un'occupazione regolare. Il tasso di irregolarità è molto diffuso nel Mezzogiorno: le ultime statistiche disponibili sono riferite al 2013 e sono state elaborate dall'Ufficio studi della Cgia su dati Istat.

La situazione più grave si presenta in Calabria (22,9 per cento), in Campania (21,4 per cento) e in Sicilia (20 per cento), mentre la media nazionale si attesta al 12,8 per cento.

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