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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Occupazione, quale sarà il fabbisogno in Campania da qui al 2027? Le previsioni

Le stime dell’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal

Tra il 2023 e il 2027 il mercato del lavoro italiano richiederà 3,8 milioni di addetti: di cui 2,7 milioni (pari al 71,7% del totale) in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione e più di un milione di nuovi ingressi (il 28,3% del totale) legati alla crescita economica prevista in questo quinquennio. A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni quasi il 12% degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. La stima è dell’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal.

Posizioni e settori interessati dai pensionamenti

Dei 2,7 milioni di addetti totali che nei prossimi anni scivoleranno verso la quiescenza, la metà, poco meno di 1,4 milioni, interesserà i dipendenti privati e oltre 670 mila ciascuno il pubblico impiego e il mondo del lavoro autonomo. Se, invece, si analizzano le filiere produttive/economiche più interessate dall’esodo degli occupati verso la pensione, in termini assoluti c'è la salute (331.500 addetti), attività immobiliari, noleggio/leasing, vigilanza/investigazione, gli altri servizi pubblici e privati (pulizia, giardinaggio e pubblica amministrazione che non include la sanità, l’assistenza sociale e l’istruzione) (419.800) e, in particolar modo, il commercio e il turismo (484.500).

Perché si fatica a trovare personale anche al Sud

Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana sta provocando un grosso problema al mondo produttivo. Da tempo, ormai, gli imprenditori - anche al Sud - denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e/o figure professionali di basso profilo. Se per i primi - secondo il report dell'Ufficio studi della CGIA - le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono opportunità di lavoro che spesso i giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono 'coperti' dagli stranieri. Una situazione che nei prossimi anni è destinata a peggiorare, in primo luogo per gli effetti della denatalità e in secondo luogo per la cronica difficoltà di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro.

Fabbisogni occupazionali (2023-2027): le stime per la Campania

A livello regionale, nel prossimo quinquennio l’incidenza percentuale della domanda sostitutiva sul fabbisogno occupazionale totale interesserà, in particolare, il Veneto (73,4%), il Molise (78,5%), il Piemonte/Valle d’Aosta (82%), l’Abruzzo (82,5%) e la Liguria (85,5%). La regione d’Italia più investita da questo fenomeno sarà la Basilicata (88,3%). Per quanto riguarda la Campania, le stime dell'Ufficio studi della CGIA relativamente all'elaborazione dei dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal collocano la nostra regione al quartultimo posto, con un'incidenza della domanda sostitutiva sul fabbisogno occupazionale totale del 65,8%. 

tabella Cgia fabbisogni occupazionali

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