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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Beni confiscati, un tesoro inutilizzato Il 90 per cento delle aziende fallisce

A villa Gloriette, l'ex bunker del boss Zaza, magistrati, avvocati e commercialisti presentano il master Pegaso in "L'amministrazione giudiziaria dei beni sequestrati e confiscati"

In Italia ci sono oltre 11mila immobili e quasi 2mila imprese sequestrate alla criminalità organizzata grazie al lavoro incessante di magistratura e forze dell’ordine. Un tesoro il cui valore complessivo, secondo le ultime stime, supera i 20 miliardi di euro. Questo immenso patrimonio basterebbe da solo a risolvere molti problemi del Paese, eppure il 90 per cento continua ad essere inutilizzato, finendo col diventare il simbolo dell’incapacità gestionale di un apparato statale-burocratico ancora troppo ingessato. Di questo si è parlato ieri (lunedì 30 marzo) nel corso di un convegno svoltosi in un luogo simbolo della lotta alla mafia, Villa Gloriette, in via Petrarca, l’ex villa bunker del re del contrabbando, Michele Zaza, e oggi centro polivalente per le disabilità gestito dalla cooperativa L’Orsa Maggiore. “Strumenti di contrasto dei patrimoni illeciti e riaffermazione della legalità attraverso la loro gestione” è stato il tema del dibattito, organizzato dall’Università Telematica Pegaso e dall’associazione “Aliquidnovi”, a cui hanno preso parte magistrati, avvocati, notai, commercialisti. "La settimana scorsa – ha detto il pm della Dda di Napoli, Catello Maresca - l'Agenzia per i Beni Confiscati ha consegnato 2.500 immobili per fini sociali. Di questi, 400 sono in Campania. Ciò significa che quando si va oltre la burocrazia i risultati si ottengono". "Tuttavia – ha continuato Maresca - la gestione dei beni confiscati è drammaticamente in ritardo. Il Fondo Unico Giustizia, solo lo scorso anno ha avuto in affidamento 3 miliardi di euro, eppure questi soldi non vengono riutilizzati. Anzi, li stanno impiegando per fini diversi ma non per la giustizia. Sarà questa la nostra prossima battaglia".

Il problema vero è rappresentato dalle oltre 1.500 imprese sequestrate: il 90 per cento fallisce miseramente dopo pochi anni di gestione commissariale. Per il sostituto procuratore generale di Napoli, Simona di Monte, “la gestione delle imprese sequestrate richiede un corretto approccio operativo e chiama in causa le capacità e la preparazione professionale dei soggetti chiamati ad occuparsene: i custodi e gli amministratori giudiziari”. Da qui, la necessità e urgenza di formare figure altamente specializzate in grado di mantenere in vita i beni, una volta sottratti alle mafie. È questo l’obiettivo del Master targato Pegaso in "L'amministrazione giudiziaria dei beni sequestrati e confiscati". “Dobbiamo evitare – ha detto Mario De Bellis, avvocato e coordinatore didattico del Master - che si dica che quando erano in mano ai camorristi le aziende andavano bene”.

Al convegno era presente anche Danilo Iervolino, presidente dell’Università Telematica Pegaso: “Il bene sequestrato è un tema spinoso per lo Stato perché molto spesso mancano figure specializzate. Il Master risponde proprio a questa esigenza. Lo partecipano 50 esperti tra magistrati, commercialisti e avvocati”. Gli fa eco Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli: “L’amministratore ha un ruolo delicato, soprattutto perché le aziende sequestrate, una volta fuori dal circuito illegale, hanno difficoltà a sopravvivere alle condizioni del libero mercato. Come Ordine stiamo facendo la nostra parte anche grazie alla collaborazione con il Tribunale di Napoli”. Antonio Areniello, presidente del Consiglio Notarile di Napoli, Torre Annunziata e Nola, ha sottolineato l’importanza del legame tra teoria e pratica: “Qui c’è un obiettivo operativo estremamente importante: la riaffermazione della legalità”.

Al convegno hanno preso parte, tra gli altri: Angelica Viola, presidente della cooperativa L'Orsa Maggiore; Tommaso Miranda, gip presso il Tribunale di Napoli; Michele Mazzeo, giudice della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli; Vincenzo Maiello, ordinario di Diritto Penale alla Federico II; Luigi Palumbo, direttore di Aliquidnovi; Francesco Fimmanò, direttore scientifico di Pegaso; Nicola Graziano, giudice presso il Tribunale di Napoli, sezione fallimentare; Mauro Strazzullo, dottore commercialista; Bruno d'Urso, presidente aggiunto sezione gip del Tribunale di Napoli.

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