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Flavio, 30 anni: “Mi hanno offerto lavoro in Inghilterra, ma io non lascio Napoli”

Flavio Farroni, 30 anni, è un ingegnere meccanico che ha un assegno di ricerca alla Federico II e collabora con la Ferrari: "Voglio contribuire a fare crescere la mia città"

Non vuole lasciare la sua Napoli. Trent’anni, ingegnere meccanico, Flavio Farroni ha un assegno di ricerca all'Università Federico II e la voglia di riuscire nella professione che ama. “Amo la mia città, è bellissima, voglio contribuire a farla crescere – spiega – non la lascerò per nessuna ragione al mondo”.

La sua storia, raccontata da Chiara Daina nella rubrica Cervelli in fuga de IlFattoQuotidiano.it, è quella di uno studente brillante che non ha rinunciato ai luoghi che ama. Laureatosi nel 2010, aveva completato la sua tesi nei laboratori della Ferrari a Maranello, sviluppando uno strumento per migliorare le prestazioni degli pneumatici delle Formula 1. Adesso fa la spola tra la Federico II (dove ha un assegno di ricerca da 1600 euro mensili) e la Ferrari.

Ha rinunciato ad un'offerta di lavoro in Inghilterra, da un'altra casa di Formula 1. “Passo metà del mese là e metà qua, a Napoli. Non rinuncerò mai a dove sono ora per un posto da dipendente. L’università per me – spiega – rimane un baluardo della libertà di pensiero e mi consente di inventare e fare ricerca senza limiti imposti dall’alto”.

Grazie al suo progetto sugli pneumatici ha vinto anche un premio, nel maggio 2014, la medaglia d’argento ai Vehicle dynamics awards nella categoria “development tool”. Nel febbraio 2015 si è invece aggiudicato il titolo di “Young scientist of the year” a Colonia.

La domanda che gli viene fatta è sempre la stessa: perché non va via dal Sud e dall'Italia. Ma Flavio insiste: fare il ricercatore è il suo sogno, e vuole dare impulso agli spin off accademici, imprese volte a valorizzare economicamente quanto maturato nell’attività di ricerca universitaria. Vuole metterne in piedi uno. “Qui non c’è la cultura dell’imprenditoria accademica, non è come nel Nord Italia. Eppure le società automobilistiche vorrebbero comprare il software e io non posso venderlo, perché l’Università non ha scopi di lucro”.

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