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Fiat di Pomigliano: la Fiom dice no alle condizioni dell'azienda

Ore cruciali alla Fiat di Pomigliano d'Arco. Il futuro degli operai a un bivio: accettare le condizioni dettate dall'azienda o la chiusura dello stabilimento. Intanto la Fiom ha detto "no" all'accordo

Ci sarà l'accordo oppure no? Questa è la domanda che aleggia in queste ore a Pomigliano d'Arco tra gli operai della Fiat. I migliaia di lavoratori temono la chiusura dello stabilimento mentre sindacati e vertici aziendali continuano un lungo braccio di ferro che potrebbe portare a un accordo o a un referendum per poter decidere da soli il proprio futuro occupazionale.

La Fiom dice no all'accordo e questa posizione, secondo le altre sigle sindacali, rischia di creare una spaccatura anche tra gli stessi operai, divisi tra la possibilità di continuare a lavorare, ma alle condizioni dettate dall'azienda, e la chiusura paventata solo qualche giorno fa dall'ad Sergio Marchionne, che auspicava l'intesa unitaria dei sindacati per poter investire i 700 milioni di euro per avviare la produzione della nuova Panda.

Questo, di fatti, lo scenario che si prospetta agli operai: accettare le condizioni dettate dall'azienda con la prospettiva di mantenere il posto di lavoro o la chiusura della Fiat a Pomigliano.

Intorno i sindacati divisi tra loro con i vari rappresentanti sindacali in fabbrica che difendono le posizioni delle rispettive sigle, come Mario Di Costanzo, rsu Fiom, il quale sostiene che l'azienda domani potrebbe chiudere l'accordo in cinque minuti: "Se vuole la Fiom firma - sostiene - in quanto attenendosi al contratto nazionale ed alla Costituzione, il sindacato non ha alcuna difficoltà ad accettare gli altri termini dell'accordo. Mercoledì, intanto, faremo un'assemblea pubblica per spiegare le ragioni del no ai lavoratori".

Aniello Pirozzi, rsu Fismic, afferma, invece, che "domani si torna a Roma con la stessa responsabilità mostrata la scorsa settimana". "Non è positivo che la Fiom non firmi - dice - anche noi avevamo espresso le nostre perplessità sui punti delle deroghe al contratto, ma con responsabilità avevamo accettato la bozza dell'accordo". Preoccupazione sul futuro la esprime anche Gerardo Giannone, della Fim: "Se l'accordo salta la responsabilità negativa ricade sulla Fiom, che non capisco come mai dica ancora no".

Il segretario generale della Fim-Cisl di Napoli, Giuseppe Terracciano, esprime apprezzamenti per la posizione espressa dalla Cgil: "E' una posizione ragionevole ed industriale". Felice Mercogliano, segretario regionale della Fismic, sostiene: "Domani sarà una giornata decisiva, ma dopo l'incontro la parola passa ai lavoratori". Al fianco dei lavoratori, ancora una volta, infine, scende il mondo ecclesiastico, con don Peppino Gambardella, parroco della chiesa San Felice in Pincis, il quale ha sostenuto di volersi rivolgere a Dio affinché aiuti gli operai.

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