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Economia Pomigliano d'arco

Disoccupazione, maglia nera alla Campania: il triplo che in Trentino

Secondo una tabella dell'Istat relativa ai dati del secondo trimestre 2013, la regione è tristemente in testa (21.9%) seguita da Sicilia, Calabria e Puglia. Tutte regioni del sud

Dati allarmanti sulla disoccupazione in Campania. Se è pur vero che le cose vanno male in tutta la nazione, è proprio alla nostra regione che va la maglia nera, la percentuale più alta. Come dire: nemmeno la disoccupazione è uguale per tutti.

Il tasso dei disoccupati registrato dall'Istat nel Mezzogiorno (19,8%) è più del doppio che nel Nord Italia (8,1%). E chi cerca lavoro senza trovarlo in Campania (il 21,9% delle forze lavoro) è più di tre volte superiore a chi si trova nella stessa situazione in Trentino (il 5,8%), regione più bassa in calssifica.

Secondo una tabella dell'Istat con il peso della disoccupazione regione per regione (dati relativi al secondo trimestre 2013), la Campania è tristemente in testa, seguita da Sicilia, Calabria e Puglia. Insomma, tutte regioni del sud.

La crisi riguarda tutti i settori. Un esempio, per la nostra regione è la cittadina di Pomigliano, che da decenni ospita (ed orbita intorno ad) una fetta importante della Fiat: industria in crisi, commercio in ginocchio, e, a cascata, le chiusure di tante piccole e medie imprese che a Pomigliano d'Arco fiorivano attorno allo stabilimento Fiat, incidendo così sull'aumento del tasso di disoccupazione in Campania che, nel secondo trimestre di quest'anno è arrivato a sfiorare il 22 per cento.

In meno di un anno, secondo le associazioni di categoria, a Pomigliano, dove si sta cercando la strada per un rilancio definitivo dello storico stabilimento automobilistico, hanno chiuso circa un centinaio di esercizi commerciali. ''Ma anche il settore edile è in ginocchio - spiega Raffaele Cantone, imprenditore che nel 2008 denunciò i propri estorsori - al momento la mia azienda conta due soli impiegati, rispetto ai 50 di appena due anni fa, quando ancora avevo commesse per conto di Fiat, per la quale producevo impiantistica soprattutto elettronica, negli stabilimenti del centro-sud. Con la cassa integrazione nelle fabbriche, sono diminuite anche le commesse, e non sono riuscito a trovare molto altro, forse anche a causa della denuncia ai miei estorsori. Ma come me c'è un altro 30 per cento di imprenditori che versa in cattive acque, ed un altro 20 per cento ha chiuso causando la perdita di lavoro a circa 500 persone''.

Dati che riflettono bene quelli resi noti dall'Istat per la disoccupazione in Campania che ha raggiunto il 21,9 per cento, il più alto in Italia. Il segretario generale della Cgil regionale, Franco Tavella, giudica questo dato talmente ''drammatico'' da essere sul punto di poter determinare ''una condizione al limite dell'esplosione sociale''. ''I settori più in crisi - afferma Tavella - sono quello edilizio, industriale e delle grandi distribuzioni. Ma a questo si aggiunge l'allarme della crisi per le società partecipate che valgono in Campania migliaia di addetti''.

I dati forniti dall'Istat, secondo l'assessore regionale al Lavoro, Severino Nappi, fotografano, invece, anche ''un Paese che ha paura'': ''C'è un aumento di risparmi sui consumi - sostiene l'assessore - in quanto si continua a parlare di aumento di tasse, di tagli, e non si parla del taglio dei costi del lavoro, quello di cui l'Italia ha veramente bisogno. Noi come Regione la nostra parte la stiamo facendo, con investimenti entro dicembre per un miliardo di euro, e centinaia di milioni di incentivi per creare nuova occupazione. E' chiaro che i dati sono allarmanti per quel che riguarda le tensioni sociali, ma la Regione non può fare tutto da sola''.
(ANSA)

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