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Imprese e lockdown, Stefano Meer: “Urge l'immissione di liquidità a fondo perduto per tutte le attività”

“Il costo di questa crisi sanitaria sarà pagata da tutti coloro che operano nel settore privato, dove l’unica garanzia di sostenibilità è rappresentata dal mercato”. L’intervista al proprietario della storica friggitoria Friggipizza

Da oggi, in Campania, riprendono le consegne a domicilio per le attività che operano nella ristorazione. Ma a ripartire, secondo i dati di Cofcommercio, saranno solo il 30% dei locali perché scoraggiati dalle restrizioni sugli orari e degli obblighi in materia di sicurezza sanitaria. NapoliToday ha intervistato il commercialista Stefano Meer, proprietario della storica friggitoria di Fuorigrotta Friggipizza, per capire qual è il suo punto di vista sulla questione delivery e quali sono, secondo lui, gli strumenti che il governo dovrebbe mettere in campo per aiutare le imprese.

- Da oggi riparte il food delivery. Qual è la posizione di Friggipizza?

“Oggi, purtroppo non ripartiremo, poiché nella recente ordinanza emanata dal governatore De Luca sono state introdotte delle limitazioni troppo stringenti per attività simili alla nostra. Dal 1967, da quando nonno Vincenzo inaugurò il punto vendita storico a Fuorigrotta, Friggipizza si è sempre caratterizzato per l’offerta di cibo da strada napoletano a prezzi popolari senza tralasciare la qualità, due fattori che hanno permesso la crescita dell’impresa, privilegiando sempre il contatto diretto con il cliente finale. C’è da dire inoltre che il target di cliente è rappresentato da chi ha esigenza di effettuare uno spuntino veloce, a pranzo o a cena, e da chi desidera portarsi a casa scegliendo, al momento, le prelibatezze della casa”.

- Quali problemi deve affrontare un’attività di ristorazione come la tua, per poter riaprire in così poco tempo e solo con il delivery?

“I problemi sono vari: in primis al cliente viene privata la possibilità di scegliere con i propri occhi cosa portare a casa da mangiare, diversamente rispetto a come oggi può avvenire nelle panettiere o nei negozi di alimentari aperti in cui, tra l’altro, è previsto anche l’ingresso dei clienti; mancanza di sostenibilità economica in quanto vi è l’obbligo di apertura in orari ridotti e, ad oggi, il servizio di delivery prevede un costo troppo elevato, vicino al 30% sul venduto”.

- Cosa pensi del contributo di 2 mila euro promesso dalla Regione alle micro-imprese campane?

“E’ uno strumento inefficace. Sarebbe stato meglio un contributo per tutti coloro ai quali è stata imposta la chiusura in base al fatturato degli anni precedenti”.

- Quali sono gli interrogativi che vorresti porre al governo?

“Gli interrogativi sarebbero tanti. Sarà prevista una proroga della cassa integrazione in deroga visto che tutte le attività avranno bisogno di mesi per riprendersi? Saranno previsti contributi per le utenze durante la chiusura delle attività ? Saranno previsti meccanismi di conciliazione tra i proprietari e i conduttori dei locali ai quali sono stati sospese le attività? ".

- La Confsercenti Campania ha dichiarato che circa il 50% delle imprese della nostra Regione rischia il fallimento. Quali soluzioni e strumenti economici avrebbe potuto mettere in campo il Governo centrale e quello regionale per fronteggiare questa emergenza?

“L’unica soluzione purtroppo è l’immissione di liquidità a fondo perduto per tutte le imprese, senza creare disparità di trattamenti tra le stesse; altre soluzioni, diversamente, non riusciranno a risolvere tale crisi delle imprese. Ahimè mi tocca sostenere che probabilmente il costo di questa crisi sanitaria è stata e sarà pagata da tutti coloro che rientrano nel settore privato, datori di lavoro, dipendenti e consulenti, dove l’unica garanzia di sostenibilità è rappresentata dal mercato”.

- Quali sfide dovranno affrontare nella Fase 2 le attività di ristorazione?

“La sfida in questo momento, e per il futuro, è innanzitutto unirsi ed essere compatti con l’obiettivo comune di dialogare con le Istituzioni per la redazione dei prossimi provvedimenti tecnici da adottare: ad oggi sembra impensabile che provvedimenti riguardanti l’apertura e il modus operandi delle attività di ristorazione non siano condivise con chi effettivamente sta dietro ai banchi da lavoro, poiché il mancato coinvolgimento di tali attori potrebbe addirittura comportare problematiche in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro”.

- Cambierà, secondo te, il mondo della ristorazione dopo l’emergenza Covid-19?

“Il mondo della ristorazione cambierà solo se muteranno le esigenze dei clienti”.

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