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Un giovane napoletano su tre desidera un lavoro all'estero come regalo di Natale

Sono giovani, vivono a Napoli, viaggiano per il mondo tramite il loro smartphone e quest'anno a Babbo Natale chiederanno un sostegno economico per andare all'estero a vivere un'esperienza formativa

Sono giovani, vivono a Napoli, viaggiano per il mondo tramite il loro smartphone e quest’anno a Babbo Natale chiederanno un sostegno economico per andare all’estero a vivere un’esperienza formativa, svolgendo uno stage professionalizzante. Verrebbe quasi da non crederci e, invece, fanno sul serio e sono molto determinati:quasi 1 giovane napoletano su 3, infatti, ammette di voler rinunciare ai soliti regali preferendo la possibilità di fare un’esperienza concreta di crescita lavorativa. Il dato si manifesta con una differenziazione di genere che vede le ragazze in maggioranza (31%) rispetto ai ragazzi (23%).

Ambiziosi, determinati e fiduciosi nel futuro: sono questi i giovani che, con un pizzico di sacrificio, a Natale scelgono di investire sulla propria formazione. Napoli si piazza al secondo posto in termini di incidenza del fenomeno (21%). La precede solo Milano (23%) e la seguono Torino (19%) e Roma (17%).

Questo è quanto emerge dallo studio promosso dall’agenzia Espresso Communication, condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su un campione di circa 1200 giovani tra i 18 e i 29 anni attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum specializzati e community. Nello studio è stata anche coinvolta FourStars - società accreditata dal Ministero del Lavoro e leader nazionale in materia di tirocini formativi, e il suo osservatorio di 85.000 stage attivati dal 2000 ad oggi - nonché un panel di 10 docenti universitari di Psicologia e Sociologia del Lavoro, per capire quali sono le motivazioni alla base della tendenza e cosa ci si aspetta di portare a casa da questa esperienza.

Ma perché questa tendenza sta prendendo piede proprio adesso e in questa forma? Secondo Chiara Grosso, Presidente e CEO di FourStars: “I giovani napoletani sanno bene che non è più sufficiente avere in tasca una laurea per poter entrare da subito nel mondo del lavoro. Per questo pretendono che i percorsi formativi non siano fatti di sola teoria, ma che diano la possibilità di sperimentare in prima persona i contesti professionali. Poi c’è la questione della competitività ed esclusività: i ragazzi napoletani vogliono sì andare all’estero, ma la maggior parte di essi preferisce fare ritorno per poter mettere a frutto qui, nel proprio Paese, le competenze acquisite. È proprio partendo da questi desideri di ambizione che abbiamo pensato gli 11 programmi di stage in Cina: percorsi ad hoc in un Paese in crescita continua, dove avere un’idea significa poterla realizzare, impegnarsi vuol dire avere responsabilità”.

Tra le mete predilette l’Europa va per la maggiore (33%) con un netto sbilanciamento verso Germania (12%) e Regno Unito (15%), che sono ancora percepiti come i Paesi con più opportunità lavorative. A seguire il sogno americano (28%) con in testa New York (14%) e Los Angeles (11%) e, infine, merita di essere menzionata la forte ascesa di interesse verso i Paesi asiatici (24%) con la Cina tra le mete più ambite (15%).

Ma quali sono, secondo il mondo accademico, le ragioni che spingono sempre più giovani a desiderare di ricevere in dono per Natale questa esperienza? Secondo Maurizio Tirassa, professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Torino: “Non è un caso che i giovani chiedano per Natale un’esperienze all’estero. Lo fanno perché sperano di acquisire competenze, anche solo linguistiche, e di costruire reti sociali che permettano loro di tornare in Italia a condizioni migliori e, in altri casi, di aprirsi vie di fuga dal destino al quale si sentono “condannati” in Italia”.

Un parere, quello del Professor Tirazza, confermato anche dai dati emersi dall’indagine. Il 25% del campione intervistato ha dichiarato di desiderare un viaggio formativo proprio a causa dell’insoddisfazione diffusa che si respira nel nostro Paese. Tra le altre motivazioni segnalate appaiono anche, e con una percentuale di preferenza nettamente superiore, la volontà di imparare una lingua straniera in loco (45%), di acquisire competenze tecniche in un contesto internazionale (42%) e di allargare il proprio network di contatti (29%).

“Non si tratta di semplici regali natalizi, ma di veri e propriinvestimenti strategici per realizzare un progetto professionale – afferma Franco Fraccaroli, Professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi di Trento – . Credo che le leve psicologiche che spingono in questa direzione siano due: il bisogno di riuscita o l'ambizione, per dirlo in termini di linguaggio corrente, e la capacità di pensare sul lungo termine, senza cercare benefici futili e di breve respiro”.

A chiudere il cerchio dell’analisi ci sono le forti trasformazioni del mercato del lavoro e l’avvento di nuove professionalità sempre più ibride, sempre più legate alle dinamiche digitali. “Siamo ormai nell'economia della conoscenza – afferma Cristian Balducci, Professore Associato di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Bologna - . Recenti dati Istat corroborano l'idea che investire in conoscenza e rimanere disposti a farlo per tutta la vita lavorativa siano fattori protettivi importanti, sia in termini di successo nella ricerca di un lavoro, sia perché diminuiscono il rischio di perderlo anche in situazioni di crisi”.

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