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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura

Sapete perchè il “Vomero” si chiama così? Le origini del quartiere napoletano

Il nome trae origine dal gioco del “vomere”, un passatempo che i contadini della collina praticavano nei giorni festivi, sfidandosi a tracciare con l'aratro il solco più diritto

E’ uno dei quartieri più caotici e frequentati della città per i numerosi bar, pizzerie e pub presenti. Luogo di incontro dei giovani ma anche sede di importanti uffici, il Vomero (“O’ Vommero” in napoletano) non è sempre stato così come ci appare oggi. In passato era addirittura una zona rurale, rinomata per la coltivazione di broccoli. Per questo motivo, ancora oggi, talvolta ci si riferisce ai vomeresi in modo scherzoso con l’espressione “si nu ‘vruoccolo’. In epoca romana, la collina vomerese era chiamata Paturcium (probabilmente da Patulcius, nome latino di Giano, il dio a cui la collina era dedicata) che nell'alto Medioevo divenne Patruscolo o Patruscio. Il nome attuale, che risale alla fine del Cinquecento, trae probabilmente origine dal gioco del “vomere”, un passatempo che i contadini della collina praticavano nei giorni festivi, sfidandosi a tracciare con l'aratro il solco più diritto. Molti napoletani dalla città salivano sulla collina del Vomero per assistere allo spettacolo. E proprio l'attività legata ai campi e le grandi quantità di verdure coltivate gli valsero per secoli il soprannome di “Collina dei broccoli”. Il Vomero, quindi, originariamente, costituiva una periferia pressoché disabitata e lontana dalla città di Napoli, sede di nuclei abitativi rurali. Le sua parte più antica era la strada romana denominata Via Antiniana (da cui il nome al rione), che da piazza San Domenico Maggiore conduceva a Pozzuoli passando per la collina del Vomero. Questo tracciato subì poi, tra il I e il II secolo d.c., diversi rifacimenti che hanno modificato il suo percorso originario.

Successivamente, dopo la dominazione Normanna e quella Sveva, quando con gli Angioini Napoli divenne capitale nel 1266, cominciò a sorgere l'esigenza di sfruttare la collina vomerese soprattutto per ragioni strategiche. La zona cominciò, dunque, a popolarsi soprattutto a partire dalla costruzione del Chiostro Certosino nel 1325, e quasi contemporaneamente gli Angioini sostituirono l'antico torrione di vedetta (d'epoca normanna) vicino al quale sorse il Chiostro con il Castello di Belforte, nucleo originario del Castel Sant'Elmo. Sotto gli Aragonesi e poi sotto gli spagnoli, Napoli andò incontro ad un notevole aumento demografico, dovuto alla forte immigrazione dalla penisola iberica e dal resto del Regno. La necessità di allargare il territorio cittadino indusse il viceré Pedro Álvarez de Toledo a dirigere lo sviluppo della città verso le pendici delle colline, rimaste fino a quel momento prive di significativi insediamenti abitativi. L’espansione edilizia sulle colline proseguì anche nel periodo dei viceré successivi a Don Pedro, espansione che portò alla fusione di numerosi borghi. Nel Seicento iniziarono a comparire le prime costruzioni collinari. Durante la peste del 1656, la collina fu utilizzata come rifugio da parte della nobiltà e del clero: si era diffusa la tendenza nell'aristocrazia residente nel Centro Storico a costruirsi una seconda casa al Vomero, tendenza che si accentuerà nel corso del Settecento, soprattutto grazie all'apertura della nuova "strada Infrascata" (Via Salvator Rosa).

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