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Cultura Avvocata / Via Salvator Rosa

Via Salvator Rosa: sapete perchè anticamente si chiamava “L’Infrascata”?

Originariamente la strada era un piccolo sentiero impervio che costeggiava zone invase da vegetazione e che veniva percorso da contadini e bestie da soma che trasportavano la merce dal centro città alle ville dei nobili sulla collina del Vomero

Passeggiando tra le vie di Napoli è facile imbattersi in gradinate, rampe, salite e discese. La loro diffusione è dovuta alla graduale espansione delle città, che si è sviluppata a partire dalla costa in maniera verticale, e cioè arrampicandosi sulle colline circostanti: questa peculiarità ha reso unico il paesaggio, ma ha anche causato non pochi problemi al collegamento tra i vari quartieri. Come dicevamo, la crescita della popolazione ha fatto sì che crescesse anche il bisogno di strade nuove che collegassero le varie zone. Una di queste è Via Salvator Rosa che nacque per collegare la collina del Vomero (dove, tra il XVI e il XVII secolo, la nobiltà spagnola aveva iniziato a costruire sontuose dimore) e il centro della città. Venne così creata una salita che collegava, e collega ancora oggi, il quartiere Arenella alla zona del Museo Archeologico, provvista di alcune rampe che portano direttamente sul Vomero. Oggi la conosciamo come Via Salvator Rosa, ma, anticamente i napoletani la chiamavano “L’Infrascata”. Al momento della costruzione la strada era, infatti, impervia e costeggiava zone invase dalla vegetazione, insinuandosi tra boschi e campi alberati. Nelle raffigurazioni dell’epoca appariva come un piccolo sentiero ripido percorso da pastori, contadini e bestie da soma. Ai suoi piedi esisteva un rudimentale sistema di trasporto merci, fatto di somari, utilizzati dai contadini e commercianti per trasportare la merce da vendere ai ricchi signori spagnoli che vivevano nelle loro ville situate sulla collina: una volta depositato il proprio carico, gli animali erano addestrati a ritornare da soli in pianura. Per questo motivo venne battezzata “L’infrascata”, perchè appunto era nascosta nelle frasche.

Questa strada, però, non era solo paesaggio rurale, ma, come abbiamo detto, anche via di collegamento tra le dimore delle nobili e il centro della città. Numerosi sono, infatti, i palazzi storici che, ancora oggi, costeggiano la strada. Tra questi ricordiamo quello nel quale dimorò il poeta Giovanni Capurro, autore del leggendario testo di “‘O Sole Mio”; la Villa Ricciardi, che ospitò Giacomo Leopardi e Dumas; o, ancora, Villa Santarella, dimora di Eduardo Scarpetta e che reca ancora la scritta “qui rido io”, fatta scrivere dal grande commediografo sulla facciata. Con l’avvento del progresso e la consecutiva espansione e modernizzazione della città, l'Infrascrata è stata poi trasformata nell'odierna Via Salvator Rosa, pur conservando alcune testimonianze del passato, come i numerosi palazzi storici citati prima. Ma chi era il Salvator Rosa a cui fu dedicata quest'importante strada?

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