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La storia dell'Ex Ospedale Militare: un angolo di paradiso nei Quartieri Spagnoli

Il complesso della Ss.Trinità delle Monache è uno dei più vasti complessi abbaziali di Napoli. Situato nel quartiere di Montecalvario, fu costruito nel XVII secolo per volontà della nobildonna Vittoria de Silvia

Il complesso della Ss.Trinità delle Monache, conosciuto anche come parco dei Quartieri Spagnoli, è uno dei più vasti complessi abbaziali di Napoli. Situato nel centro storico della città, a due passi da Via Toledo, dal 1808 al 1992 venne adibito ad ospedale militare. L’enorme struttura, voluta dalla nobildonna Vittoria de Silvia nel XVII secolo, sorge nel quartiere di Montecalvario e confina con la Certosa di San Martino, il Castel Sant'Elmo e il complesso di Santa Lucia Vergine al Monte. Il complesso, che si estende su una superficie di circa 25 mila mq, è un insieme eterogeneo caratterizzato da edifici di grande valore storico e architettonico, numerose aree verdi e cortili: non sono mancate costruzioni più recenti che hanno danneggiato, e, in alcuni casi, alterato l’impianto originario. Nella parte bassa dell’edificio, si trova la chiesa della Santissima Trinità delle Monache risalente al 1536: l’edificio che tutt’oggi si può ammirare dalla via Trinità delle Monache, venne eretto per volere di donna Vittoria de Silvia, dopo che riuscì ad avere il permesso di fondazione da Papa Clemente VIII. Era chiamato “Convento delle fontane” per la presenza nella struttura di numerose fontane, oggi andate distrutte. L'edificio, quindi, nacque come convento, e solo successivamente venne utilizzato a scopi militari. L'inizio della costruzione del complesso risale al 1607, con la trasformazione in monastero del Palazzo Sanfelice su progetto dell'architetto Francesco Grimaldi. Nel 1617 furono terminati buona parte delle strutture del convento, mentre la chiesa venne terminata nel 1620. Nel 1623 il cantiere passò a Cosimo Fanzago, che realizzò le trasformazioni degli esterni e lo scalone della chiesa dove sono presenti opere di numerosi artisti come L’Immacolata con i Santi Francesco e San’Antonio di Battistello Caracciolo, La Sacra Famiglia e Santi di Jusepe de Ribera, mentre gli affreschi sono attribuiti a Giovanni Bernardino Siciliano. Sfortunatamente, nel 1732, un violento terremoto si abbatté sulla città di Napoli danneggiando profondamente il Monastero. I lavori di restauro per riportare il luogo al suo splendore iniziale durarono oltre dieci anni a causa d’una insufficienza di fondi: l’edificio riaprì solo nel 1743. In seguito, con la discesa dell’esercito Napoleonico nel 1795 e con l’occupazione del Regno di Napoli ad opera di Giuseppe Bonaparte, il Monastero fu trasformato in un ospedale militare (1808) e le monache lì residenti dovettero abbandonare la struttura. Un vero e proprio declino del luogo iniziò sotto il regno dei Borbone, durante il quale furono messi in atto numerosi interventi di restauro in città ad eccezione dell’Ospedale Militare. A causa di questa scarsa manutenzione, nel 1897 si registrano i crolli della volta e della cupola, elementi che poi vennero sostituiti con una modesta copertura a falde. Tra il XIX e il XX secolo la struttura originale fu alterata con l'aggiunta di alcuni elementi moderni.

Negli anni ’90 l’Agenzia del Demanio, constatando la condizione di abbandono e degrado dell’enorme complesso cinquecentesco, decise di affidare al Comune di Napoli la programmazione del suo recupero. Fu elaborato così un piano di massima che prevedeva la trasformazione del Complesso in Polo polifunzionale destinato ad accogliere strutture universitarie e di ricerca, nonché attività sportive, piscina, parco giochi, atelier, oltre a infrastrutture indispensabili quali scale mobili e ascensori. Ma quel progetto, che coinvolgeva anche alcuni Atenei napoletani, di fatto, non fu mai avviato. Oggi il complesso ospita alcuni uffici comunali afferenti al Servizio Programma UNESCO e valorizzazione della città storica nonché un presidio dei Vigili del Fuoco; il centro di aggregazione adolescenti “Palazzetto Urban”, nel quale hanno sede diverse associazioni, tra cui “l’Associazione dei Quartieri Spagnoli” (che si occupa dei ragazzi del territorio coinvolgendoli in progetti d’insieme, partite di calcetto o attività ludo-ricreative); una parte della struttura e' stata, invece, acquistata dall’Università Suor Orsola Benincasa, ed e' in attesa dei lavori di ristrutturazione.

In questi anni, numerose sono state le proposte da parte dei cittadini, delle associazioni e del Comune, per riqualificare le aree che ancora si trovano in uno stato di degrado e abbandono. Tra queste c’è la ristrutturazione del parco dei Quartieri Spagnoli, una vasta area di circa 16mila mq che offre una fantastica vista della città. Rimasto chiuso per un anno, ha riaperto al pubblico il 29 ottobre scorso. Oggi offre un’ampia area gioco dedicata ai bambini e uno spazio destinato all’organizzazione di spettacoli all’aperto. Prima della ristrutturazione, il parco era zona di passaggio dei ragazzi delle associazioni, ma mai frequentato da visitatori esterni né da genitori che portavano i bambini a giocare. Forse, una delle cause dell’assenza di pubblico era ed è tutt'ora la scomoda posizione in cui si trova, difficilmente raggiungibile con i mezzi pubblici (funicolare di Corso Vittorio Emanuele e cumana di Montesanto) e mezzi propri (non si parcheggia all’interno, e fuori è praticamente impossibile trovare un posto auto). Inoltre per raggiungere il parco si potrebbero utilizzare le scale mobili presenti nel quartiere Montesanto, scale che però non sono mai state funzionanti! Riqualificare il parco, come le altre aree del complesso, è un segnale importante per il quartiere e la città, ma non basta! Bisogna lavorare anche su altri aspetti come l’accessibilità dell’intera area.

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