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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Salvatore Morelli, il primo femminista napoletano: presto una via in suo onore

Pugliese di nascita, ma napoletano di adozione, fu il primo deputato in Italia a presentare progetti di legge per estendere il voto alle donne, per il divorzio, per la parità dei sessi e per il bicognome per coniugi e figli

Nella Giornata Internazionale delle donne #8marzo non si può non ricordare il pensiero e l’opera di un uomo che spese gran parte della sua esistenza per l'emancipazione femminile. Pugliese di nascita, ma napoletano di adozione, Salvatore Morelli divenne prima consigliere del Comune di Napoli e poi deputato dell’area riformista italiana nel 1867. Fu il primo in Italia e in Europa a presentare progetti di legge per estendere il voto alle donne, per il divorzio, per la parità dei sessi, per il bicognome per coniugi e figli, e per il riconoscimento della facoltà per la donna di testimoniare nelle cause in Tribunale (unica sua legge approvata, “la legge Morelli”). Le sue riflessioni si concentravano sulle disuguaglianze sociali e storico-culturali che penalizzavano e svilivano la figura femminile. Morelli si fece anche portavoce delle rivendicazioni delle femministe italiane che non potevano parlare in Aula. Per le sue idee rivoluzionarie fu osteggiato, irriso (fu bersaglio di vignette satiriche che, ritraendolo in abiti femminili, lo sbeffeggiavano con lo slogan “deputato delle donne”), per anni addirittura misconosciuto. Eppure ancora oggi viene ricordato da alcune associazioni e scrittrici come il più grande difensore delle donne.

Salvatore Morelli nacque a Carovigno, nel Brindisino, l’1 maggio 1824. Anti-borbonico, laico amato da Mazzini (si affiliò alla «Giovine Italia») e Garibaldi, morì poverissimo ("come visse quando era parlamentare con le scarpe rotte") in una locanda a Pozzuoli il 22 ottobre 1880. Nel 1840 si trasferì a Napoli per seguire gli studi della facoltà di giurisprudenza all’Università Federico II. Divenne giornalista e insegnante. Partecipò alle rivolte contro il re Ferdinando II di Borbone che il 15 maggio 1848 aveva ritirato la Costituzione e sciolto il Parlamento del Regno delle Due Sicilie. Accusato di aver bruciato un ritratto del monarca e di aver arrotolato la sua effigie per fumarla a mo’ di sigaro fu arrestato e incarcerato per dieci anni. Fu detenuto a Ischia, a Ponza e a Ventotene (qui si dedicò alla scolarizzazione dei minori). Per aver salvato due bambini dall’annegamento, meritò la grazia, che però preferì “cedere” a un detenuto anziano con famiglia. Nell’ultimo anno di carcerazione fu spostato a Lecce, per intercessione dell’ultimo ministro degli Interni borbonico, il salentino Liborio Romano, tanto odiato ancora oggi dai filo-borbonici per aver aperto le porte di Napoli a Giuseppe Garibaldi. Caduti i Borboni, Morelli fu eletto consigliere comunale a Napoli, dal 1860 al 1867. Durante il suo mandato propose corsi di formazione dedicati alle donne e ai giovani, progetti di riforma scolastica e la sostituzione del Ministero dell’Istruzione Nazionale con 4 dipartimenti, nonchè l’estensione del servizio ferroviario da Napoli a Gaeta e Foggia. In questo periodo scrisse una delle sue opere più importanti, “La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale” (1869), in cui esalta la funzione della donna e sollecita l’inserimento delle materie scientifiche nei programmi scolastici. Nel 1867 venne eletto nel collegio di Sessa Aurunca come deputato. Fu qui, in parlamento, che svolse le sue più grandi battaglie per la parità di genere e il riconoscimento dei diritti civili e politici alle donne. Durante le sue quattro legislature fece 17 proposte di legge in loro favore, ma molte di esse non arrivarono neanche alla lettura. Alla fine della sua quarta elezione, proprio l’8 Marzo 1880, fu calendarizzata, ma non discussa, la sua proposta di legge del cosiddetto "piccolo divorzio". Una proposta rimasta storica come primo tentativo parlamentare di prevedere una rescissione legale del contratto matrimoniale in casi come il tentativo di uxoricidio, l’impotenza grave, l’infedeltà di uno dei due coniugi e l’incompatibilità caratteriale grave. L’ostruzionismo dei deputati cattolici fece, però, abortire il dibattito. Le proposte di Morelli erano in anticipo di un secolo, se si pensa a quella sul divorzio o a quella di dare il cognome della madre al figlio, spesso illegittimo, in un'epoca in cui la violenza sul genere femminile era all'ordine del giorno. Proposte che, per fortuna, sono state concretizzate 100 anni dopo nel nuovo Diritto di Famiglia del 1975.

In suo onore, il 3 maggio 2017, è stato inaugurato nella Sala delle donne di Palazzo Montecitorio, un suo busto che affianca quello di Anna Maria Mozzoni, un altro personaggio fondamentale per "la questione femminile" nel 1800 e nel secolo successivo.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha, invece, annunciato di volergli dedicare la strada che collega il San Carlo a Piazza Municipio, sostituendo il vecchio nome di Vittorio Emanuele III con “Via Salvatore Morelli”. Attenzione a non fare confusione: a Napoli esiste anche un’altra Via Morelli, ma si tratta del pittore Domenico Morelli.

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