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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cultura

"Il Salone Margherita": la storia del Moulin Rouge napoletano

Inaugurato nel 1890 nella Galleria Umberto I, fu il primo caffè-chantant italiano ad esibire le ballerine del can can

Tra i tantissimi monumenti e palazzi storici che si possono ammirare a Napoli ce n’è uno che forse rappresenta meglio l’importanza che la capitale partenopea ha assunto a livello mondiale nel corso dei secoli: il Salone Margherita. Inaugurato nel 1890 nella neonata Galleria Umberto I, fu progettato dai fratelli Marino come risposta al grande successo dei cafè-chantant parigini di Moulin Rouge e Folies Bergere. Principesse, contesse, uomini politici, giornalisti, tutta la crème cittadina presenzio' all’inaugurazione del nuovo locale che in poco tempo divenne simbolo della Belle Époque italiana. Il Salone Margherita si differenziava da tutti gli altri "saloni" d'Italia perchè ricalcava in tutto e per tutto il modello parigino: fu, infatti, il primo ad esibire le ballerine del can can. Persino la lingua utilizzata dai camerieri e dagli spettatori, così come quella che si leggeva sui cartelloni e nei menù, era il francese. Inoltre gli artisti, finalmente d’oltralpe, ricalcavano i nomi d'arte in onore ai divi e alle vedettes parigine. “Parigi era arrivata anche in via Toledo!”, così scrivevano i giornali dell'epoca. In poco tempo il Salone divenne il cuore pulsante della cultura e della mondanità cittadina, attirando le élite provenienti non solo da Napoli ma anche dal resto del Paese. 

In quel periodo ad attraversare un'epoca d'oro non furono soltanto i cafè-chantant ma anche la “canzone napoletana", che ben presto regalò al Salone una nuova immagine. Negli spettacoli comparve una nuova figura, quella della “sciantosa” (equivalente napoletano delle "chanteuse francesi"), e lì fece il suo esordio Maria Ciampi, l’inventrice della “mossa”. Le ballerine che si esibivano, spesso provenivano da quartieri popolari come il Vasto o il Pallonetto, così, per meglio amalgamarsi con l’ambiente, francesizzavano i propri nomi suscitando l'ironia di molti. Con il tempo gli spettacoli persero d’eleganza e anche il pubblico del Salone Margherita divenne più variegato. Il 1898 fu poi l'anno del cinematografo che venne installato prima in una sala apposita, la “Sala Recanati” in Galleria, e poi anche nel Salone. Nello stesso anno un fatto di cronaca sconvolse il locale. Lucy Nanon, chantause francese, durante un'esibizione subì un attentato a mano armata sventato da uno spettatore. Si scoprì in seguito che il mandatario dell’attentato era il camorrista Raffaele Di Pasquale, detto “o'buttigliere”, al quale Lucy non si era voluta concedere. L'evento ebbe tanta eco che la “sciantosa napoletana” divenne uno stereotipo, intesa come artista affascinante ma dal destino funesto, di origini umili ma dal talento innato. Ciò, tuttavia, non compromise la vita del locale che prosegui' fino al 1912 quando l'inizio della "sceneggiata" e la fine della Belle Époque determinarono un periodo di crisi fino alla chiusura nel 1982. Dopo diversi anni di crisi economica, il Salone Margherita e' stato poi acquistato dalla famiglia Barbaro che, grazie a un’operazione di restauro, ha trasformato la struttura in uno spazio polifunzionale su diversi livelli dove oggi ospita spettacoli di teatro e di varietà, mostre e serate di tango.

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