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Cultura

Pronto a ripartire il Teatro Bellini: “Restare chiusi sarebbe un autogoal”

Il teatro diretto dai fratelli Russo lancia "Piano Be", una mezza stagione composta da una ricca programmazione con repliche fatte a tutte le ore del giorno. Tra le novità, la gestione della sala piccola affidata alle strutture che non hanno mezzi per ripartire

Come si sta riorganizzando la comunità teatrale, i suoi artisti, le sue maestranze, i suoi lavoratori con l’arrivo delle misure sanitarie? È la domanda che più di frequente si pongono coloro che lavorano nello spettacolo e semplici appassionati. Il Teatro Bellini di Napoli sembra aver trovato una risposta con ‘Piano Be’, progetto che per 9 settimane, dal 22 ottobre al 20 dicembre, proporrà 15 spettacoli per 99 repliche nella sala grande e 9 spettacoli per 40 repliche al Piccolo Bellini.

Senza ulteriori indugi Roberta, Daniele e Gabriele Russo, i tre fratelli che da anni dirigono il teatro di famiglia, fanno una scelta concreta per affrontare non solo le complessità delle limitazioni imposte dai protocolli di sicurezza ma anche la dannosa crisi del settore che l’emergenza Coronavirus ha ancora di più accentuato. Hanno annullato tutto quello che era già pianificato per la prossima stagione e che mal si sarebbe
adattato alle nuove condizioni, guardando al presente proponendo, per ora, una programmazione che non sarà a lungo termine. “Come cittadini abbiamo scelto di combattere questo immobilismo, proponendo una programmazione limitata, più prossima per il pubblico visto che è impossibile immaginare cosa ci riserverà il futuro - dice il regista Gabriele Russo - Sappiamo di rischiare e durante questi mesi abbiamo vagliato tutte le strade, pensando anche di non ripartire, ma ricominciare è vitale. Il teatro è empatia ed è importante che il sipario si riapra. Per farlo abbiamo cambiato tutto. Siamo partiti cercando una soluzione nel nostro recente passato, guardando a quelle esperienze che avevano rappresentato momenti importanti del nostro percorso ma ricche di ulteriori potenzialità, come l’esperienza del Glob(e)al Shakespeare del 2017, costituisce lo spunto di partenza su cui si fonda il progetto Piano Be”.

Ispirati dalla fortunata operazione di Glob(e)al Shakespeare dove la sala grande era stata sistemata in modo da ricordare il Globe Theatre di Londra, i fratelli Russo e il loro team hanno deciso di costruire un nuovo palcoscenico che invade la sala proprio per rispettare le distanze anche tra i componenti delle compagnie. Il distanziamento tra gli spettatori è facilitato grazie all’esistenza all’interno della struttura di palchi e palchetti.
“E’ stato complicato ma abbiamo pensato a delle soluzioni per far sentire il pubblico al sicuro, in modo che anche lo spettatore più scettico e timoroso si senta a suo agio e protetto tra le mura del teatro, alettato anche da come abbiamo ideato Piano Be, mutevole quanto basta per adattarsi ai tempi incerti che stiamo vivendo, completamente in antitesi con lo stile di vita a cui eravamo abituati solo quindici settimane fa” sostiene Gabriele.

Spettacoli a tutte le ore
Il Bellini sembra aver trovato delle soluzioni all’interno di uno scenario ancora molto confuso su come ritornare a fare teatro laddove anche i protocolli hanno imposto modalità rigorose quasi impraticabili per il mondo teatrale ragionando su nuovi prototipi da lanciare cercando di reinventare codici e linguaggi teatrali nell’era del virus.
Dal giovedì alla domenica si moltiplicano gli orari degli spettacoli fatti in tutte le ore del giorno con il debutto di due titoli di prosa a settimana, per quattro repliche ciascuno. Tra una replica e l’altra sarà effettuata la sanificazione di tutti gli spazi e dei camerini.
Una modalità per colmare il problema dei limiti delle presenze cercando anche di moltiplicare le opportunità di lavoro. 
“Solo il 40% del mondo dello spettacolo è coperto dallo Stato. L'emergenza ha fatto venire fuori le problematiche serie già esistenti del settore teatrale - racconta l’attore Daniele Russo - A questo progetto lavoreranno più di 150 artisti tra attori e tecnici. Sicuramente non ci possiamo sostituire al Welfare e dobbiamo fare in modo di dare sostegno a coloro che resteranno a casa. Per questo dobbiamo lottare e fare le barricate ma allo stesso tempo dobbiamo creare e dare anche lavoro. Non possiamo dare queste opportunità restando fermi”.

La programmazione per Piano Be
Non si punta sui monologhi, che sarebbero stati più semplici da mettere in scena per la programmazione di ottobre- dicembre e si coinvolgono autori contemporanei e artisti giovani, forse dai volti poco riconoscibili dalle masse, ma che si sono saputi imporre sulle scene dei teatri nazionali. 
Accanto a compagnie di casa al Bellini, come i Vuccirìa Teatro, ci saranno nuove prestigiose ospitalità come i Motus. Saranno presentati alcuni lavori che erano in programma tra marzo e aprile scorso come Giacomino e Mammà, con Enrico Ianniello e Isa Danieli, e In nome del padre con la consulenza drammaturgica di Massimo Recalcati. Ci sarà poi l’inedito Provando così fan tutte, una sorta di versione studio del grande allestimento firmato da Mario Tronco e l'Orchestra di Piazza Vittorio che debutterà nel 2021 per la regia di Gabriele Russo. Si sfrutteranno tutte le ore possibili, per cui il venerdì e sabato a mezzanotte andrà in scena un horror teatrale prodotto per l'occasione: Il colore venuto dallo spazio di Lovecraft, riscritto da Fabrizio Sinisi. Orari e titoli aumenteranno il sabato mattina e la domenica pomeriggio dedicando queste ore al teatro per l'infanzia, con un progetto de il Teatro nel Baule, e alla danza la cui programmazione è curata da Manuela Barbato ed Emma Cianchi.
Non manca la musica d’autore con gli appuntamenti del mercoledì curati dal BeQuiet, la kermesse creata da Giovanni Block e prodotta da Apogeo Records e Upside Production.

I nuovi progetti: Be Jennifer e Adiacente Possibile
Il Teatro Bellini riaprirà il 22 ottobre con ‘Le cinque rose di Jennifer’ di Annibale Ruccello, una produzione che vede coinvolti Gabriele come regista e Daniele come attore. Proprio con questo spettacolo i due fratelli Russo non si lasciano sfuggire l’occasione di esplorare una nuova formula teatrale per cercare anche un rapporto frontale con il pubblico che li segue: per 7 martedì per la durata di 15 minuti viene proposta ‘Be Jennifer’, una destrutturazione dello spettacolo di Ruccello. ‘Be Jennifer’ è un progetto in cui il pubblico diventa co creatore del processo di costruzione dello spettacolo attraverso le sue testimonianze. 
“Andrà in scena soltanto un quarto d’ora dello spettacolo. Successivamente, processeremo quel quarto d’ora insieme al pubblico, analizzandone il senso e la struttura del testo, i fuochi tematici. Il settimo e ultimo martedì proveremo a mettere in scena la prima versione del nuovo testo nato da questo processo co-creativo tra realtà, artisti e cittadini” spiega Daniele e specifica “Il pubblico non sarà chiamato a scrivere ma a riflettere, suggerire e trovare connessioni fra la vita ed il teatro. Abbiamo deciso di rischiare perché stiamo progettando Il piano Be, e Il Piano Be giorno dopo giorno ci chiede di lavorare sulla destrutturazione, sull’inclusione del pubblico nei processi creativi”.
Dall’idea di ‘Be Jennifer’ emerge anche la necessità di trovare nuovi racconti drammaturgici aderenti all’attualità e ai cambiamenti venuti fuori dal Covid. Altro punto su cui i Russo e il team del Bellini hanno riflettuto e per questo nasce ‘Adiacente Possibile’ il progetto di Agostino Riitano che monitorerà la nostra contemporaneità e la metterà in dialogo con il pubblico mediante una sorta di finestra sul presente che affaccerà direttamente sul palcoscenico. Con questo palinsesto presente quotidianamente all’interno della mezza stagione del Bellini si darà spazio alla multimedialità con interventi video in diretta di attivisti e cittadini comuni i quali attraverso un dispositivo mobile racconteranno il contesto che vivono influenzando anche la drammaturgia in atto. Durante gli interventi, gli artisti e gli spettatori assistono a dibattiti sui problemi che sono emersi dalla crisi sanitaria.

Il Piccolo Bellini gestito dai teatri indipendenti
Partendo dalle difficoltà del settore, il Teatro Bellini fa rete. Pensando a come tenere vivo il lavoro delle piccole sale teatrali che non hanno i mezzi e lo spazio per rispettare il distanziamento, i Russo danno un sostegno concreto a quelle realtà affidando la gestione del Piccolo Bellini. Da ottobre a dicembre sarà gestito dal Nuovo Teatro Sanità e dal casertano Mutamenti/Teatro Civico 14 due strutture molto piccole che in passato hanno già collaborato insieme e che proporranno alcuni degli spettacoli che saranno in anteprima al Napoli Teatro Festival. 
“È una possibilità di esistere altrimenti, noi come tante altre realtà, non avremmo potuto riaprire non avendo neanche i mezzi per fare la sanificazione continua. Grazie ai fratelli russo che ci permettono di continuare il lavoro che ci piace portando in scena di portare 50 attori” commenta il regista Mario Gelardi, direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità.

Il futuro del teatro
Tra petizioni firmate anche da grossi nomi dello spettacolo indirizzate al Governo e al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, appelli e la decisione di alcuni teatri di non riaprire, il Teatro Bellini va controcorrente decidendo di riaprire per dare lavoro agevolato anche dalle potenzialità della struttura, delle collaborazioni e sinergie costruite negli ultimi anni ma gli interrogativi e i problemi restano. 
“Abbiamo ripensato gli spazi, re-immaginato la presenza del pubblico in termini di orari e rafforzato le collaborazioni, che sono da sempre il nostro punto di forza progettuale. Però, bisogna pensare che con questo nostro progetto per 10 professionisti che lavoreranno 100 rimarranno a casa, e con scarse tutele, ma il nostro compito sarà quello di cercare di trasformare ogni esperienza in opportunità, diventando moltiplicatori di economie e di spettatori per contribuire a ricreare una comunità teatrale più solida. La lotta va sostenuta ma restare chiusi potrebbe rischiare di rivelarsi un autogoal” dichiarano i fratelli Russo.

Se la coesione potrebbe essere una delle strade possibili, il modello messo in atto dal gruppo del Bellini potrebbe ispirare le altre strutture teatrali più forti? 

“Trovare una modalità comune la vedo difficile. Dialoghiamo con gli altri teatri sia nazionali che del territorio. Sappiamo che molti stanno pensando a una programmazione di questo tipo anche se molti non hanno la possibilità di ricreare la sala – dice Daniele Russo - Una risposta non la si può avere per tutti ma quello che dovremmo fare tutti insieme è difendere il settore creando un unicum partendo proprio dai contributi erogati dal Fondo Unico dello Spettacolo. È importante fare delle battaglie cercando di essere compatti per dare garanzie permanenti, gettando cosi le basi per un grande rilancio che possa investire la stragrande maggioranza dei lavoratori dello spettacolo”
Gli fa eco il fratello Gabriele: “Se oggi ci troviamo in questa situazione probabilmente dipende dai trenta o quarant’anni che ci hanno preceduto, allo stesso modo quel che saremo oggi condizionerà i prossimi decenni. Noi proveremo a esserci in questo modo, ben consapevoli che ripartire non potrà mai essere uno slogan spendibile finché non potranno farlo tutti. Ognuno nel proprio piccolo, dobbiamo adoperarci per contribuire a ricostruire”.

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