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Cultura Avvocata / Via Toledo, 123

Da mercato a lazzaretto, la storia di Piazza Dante

Il grande slargo su cui dal 1600 si affaccia Port'Alba era il secondo luogo di scambi commerciali della città

Crocevia dei grandi flussi cittadini, della storia e della cultura di Napoli, è oggi una delle più importanti piazze della città, certamente una delle più belle e costituisce il punto di incontro tra via Toledo, via Pessina e il Decumano maggiore, attraverso il passaggio di Port’Alba. Un tempo Piazza Dante era chiamata Largo del Mercatello, perché qui, dal 1588, si teneva il secondo mercato della città – soprattutto per il commercio di legumi e granaglie - dopo quello più celebre e più antico della zona del Carmine, dove si trovava il “Foro magno”. Durante la peste del 1656, circa 30 anni dopo l’apertura ufficiale di Port’Alba, fu utilizzata come lazzaretto per accogliere migliaia di ammalati. Di lì a poco, la piazza assunse l’attuale struttura, quando Luigi Vanvitelli la riprogettò a metà Settecento come “Foro Carolino”, in onore a Re Carlo di Borbone la cui statua - di cui fu realizzato soltanto un bozzetto in stucco, distrutto durante la repubblica partenopea - doveva essere alloggiata nella nicchia centrale del neonato emiciclo che toccava le mura aragonesi e inglobava Port’Alba da un lato e la Chiesa di San Michele dall’altro.

L'edificio ricurvo ospita in alto ventisei statue rappresentanti le virtù di Carlo (tre sono di Giuseppe Sanmartino, le altre di scultori carraresi), oltre a un torrino d'orologio. Fino alla metà dell'Ottocento a nord della piazza si trovava l’edificio delle fosse del grano e a sud le cisterne dell'olio (che ancora dà il nome ad una traversa di via Toledo), per secoli i principali magazzini di derrate della città. Da quella stessa epoca, la parte centrale dell’emiciclo – quella che un tempo era la nicchia - è diventata l’ingresso al convitto dei gesuiti, divenuto nel 1861 “Convitto nazionale Vittorio Emanuele II”, in quello che un tempo era l’antico convento di San Sebastiano e di cui sono ancora visibili i due chiostri; uno stile a metà tra il romanico e il gotico per il primo, chiaramente cinquecentesco il secondo.

La piazza è intitolata a Dante dal 1871, quando vi fu posta la statua del Sommo Poeta opera di Tito Angelini e Tommaso Solari junior, mentre il basamento fu disegnato dall'ingegner Gherardo Rega. Quattro le chiese che si affacciano sulla piazza: partendo da nord e procedendo in senso antiorario, la prima che si incontra è quella dell'Immacolata degli Operatori Sanitari, poi Santa Maria di Caravaggio (1730), la seicentesca San Domenico Soriano (queste ultime due, con i loro ex conventi: uno dei due fu sede per l’istituto per ipovedenti fondato da Domenico Martuscelli, al quale è dedicato un busto nei giardini della piazza) e San Michele a Port'Alba. Libri, antichi dischi, piccoli oggetti di antiquariato, tante le attività commerciali che si sono alternate in questa grande piazza: dal Novecento, i chiostri furono occupati da incisori di targhe, fabbricanti di timbri e piccoli tipografi.

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