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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cultura

Paolo Sorrentino porta in tv il teatro di Mattia Torre: “Lui è un autore classico come Eduardo” | Interviste

Il regista napoletano premio Oscar presenta Sei pezzi facili ciclo delle opere del creatore di Boris e Figli in onda su RAI3. Tra i protagonisti Valerio Mastandrea e Geppi Cucciari: “Sorrentino ha esaltato il rumore del silenzio di quel palco”

“Sei pezzi facili è il tentativo di valorizzare e amplificare la cassa di risonanza sul teatro di Mattia Torre. Io ho semplicemente fatto una regia con dei minimi appigli cinematografici, perché è l’unica cosa che so veramente fare. Non mi sono limitato a fare quello che per moltissimi è stato fatto quando si è portato il teatro in tv dando una rappresentazione piatta, cercando di movimentarla un po' di più, limitandomi a intervenire per dare un ritmo cinematografico declinabile alla televisione. Non ho alterato nulla perché Mattia è un autore compiuto, seguendo le idee precise che Mattia aveva dei suoi spettacoli, cogliendole anche da ciò che hanno raccontato gli attori dei suoi spettacoli” Paolo Sorrentino descrive così la direzione artistica e la regia televisiva di questo ciclo che comprende sei tra le opere teatrali più famose di Mattia Torre, tra gli autori cinematografici e tv più acclamati, noto per essere tra i creatori della serie Boris, scomparso nel 2019. Da “Migliore” a “Gola”, passando per “Perfetta”, “Qui e ora”, “465” e “In mezzo al mare”, dal 19 novembre saranno trasmessi su Rai 3 il sabato sera alle ore 22, un lavoro proposto dallo stesso regista Premio Oscar alla Rai, dopo che, a sua volta è stato coinvolto dalla vedova di Mattia Torre, Francesca Rocca, e da Lorenzo Mieli di The Apartment di Fremantle, amico fraterno di Torre e produttore con cui Sorrentino ha condiviso i successi di The Young Pope, The New Pope ed E’ stata la mando di Dio. “Il progetto è nato per un complotto nato tra mia moglie Daniela e Francesca arrivata a casa per parlami di questa idea. Inizialmente sarebbe dovuto essere uno spettacolo, poi sono diventati 5 per poi diventare definitivamente 6 aggiungendo Gola” racconta Sorrentino con piglio sornione durante la conferenza stampa.

E’ stata la mano di Torre

Paolo Sorrentino si è mosso in punta di piedi, mostrando molto rispetto per l’universo di Torre, mettendo a servizio la cinepresa un progetto inedito, a tratti rischioso, portare il teatro in televisione usando la tecnica cinematografica. Un’operazione non facile come tutti gli azzardi dove Sorrentino maneggia il materiale di un autore per certi aspetti pop, grazie a Boris e al successo del film Figli, ma che come definisce lo stesso Sorrentino è un ‘classico contemporaneo’.

Gli allestimenti, messi in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, teatro in cui era casa per Torre ogni volta che firmava uno spettacolo, sono stati pensati e diretti appositamente per la tv riuscendo a trovare il giusto equilibrio espressivo per una idonea in cui cinema, teatro e tv si incontrano e dove la RAI getta l’amo per lanciare altri prodotti di questo tipo aprendo la tv generalista a questo tipo di operazioni osando e avendo fiducia nei telespettatori senza avere preoccupazioni degli ascolti, coinvolgendo sempre più registi e autori di fama internazionale che rappresentano la qualità.

Se si parla di teatro ovviamente non possono mancare l’energia e l’entusiasmo dati dal pubblico, imprescindibili nelle riprese di Sorrentino. Infatti, quando Sorrentino parte a fine estate con la realizzazione di Sei Pezzi Facili decide di aprire gratuitamente le porte dell’Ambra Jovinelli al pubblico. Nel giro di poche ore, c’è il sold out.

Una conferma di quanto questo incontro artistico tra Sorrentino e Torre sia gradito e che potrebbe anche trovare il giusto riscontro in televisione facendo avvicinare alla drammaturgia di Torre anche i più giovani che considerano Boris un cult, perché tutto ciò che Mattia Torre ha scritto è divertimento puro, ma è un intrattenimento pensato, mai fine a sé stesso, proponendo testi che non annoiano, estremamente veloci, infatti ogni spettacolo dura tra i 35 e i 75 minuti avendo un appeal tipico dello humour teatrale anglosassone. Infatti, per Sorrentino potrebbero anche fornire dei punti di partenza eccelsi per realizzare degli ottimi film.

Da Valerio Mastandrea a Geppi Cucciari: gli attori di Mattia Torre

Gli allestimenti di Sei Pezzi Facili riassumono la nostra contemporaneità con i  vizi e virtù dell'umanità. Sono divertenti perché c’è l’ironia della penna di Mattia Torre. Lui è inventore di linguaggi sagaci dove non manca quel tocco di nero, perché nel suo teatro commedia e dramma vanno a braccetto. Esaspera emozioni e punti di vista dei suoi personaggi.

Non è la prima volta che Rai3 sostiene e produce un lavoro di Torre. Prima che morisse, lo stesso Torre ha firmato la regia della mini serie auto biografica, La linea verticale dove affronta il tema della malattia. Una serie pionieristica che a suo modo che ha portato buoni risultati, cosa che potrebbe ripetersi con Sei pezzi facili.

Punto di contatto tra La Linea verticale e Sei pezzi facili è anche Valerio Mastandrea, grande amico di Torre e protagonista di molti dei suoi lavori da Figli a Il Migliore, che apre Sei pezzi facili di Sorrentino.

“E’ stato un viaggio sentimentale per me e per tutti noi attori che abbiamo lavorato con Mattia e che torniamo a interpretare questi testi per la regia televisiva di Paolo Sorrentino. Ognuno di noi ha messo ciò che sentiva e provava” afferma Mastandrea “Paolo ha avuto un approccio sano. Non è stato invasivo ha condiviso la sua emozione alla nostra, mai mettendosi sopra. Lo ringrazio per questo. E’ stato rispettosissimo, tanto che non mi sono accorto di nulla, me ne accorgerò forse solo il 19 novembre quando sarò il primo a cadere sotto i colpi della critica”.

E’ emozionato quando parla di essere ritornato a interpretare questo ruolo per la prima volta senza Mattia Torre, lui è stato protagonista anche di Figli, il film postumo dello sceneggiatore: “È la prima volta che faccio Il Migliore senza di lui. Non lo portavo in scena da 5 anni e ora lo faccio in un progetto così particolare confrontandomi con un linguaggio inedito ha generato in me angoscia ed emozione. Io verso il teatro provo amore e odio, ma Mattia è quello che è riuscito a far convivere questi due sentimenti. Negli ultimi 15 anni della mia vita, io ho solo fatto i suoi spettacoli in teatro”.

La presenza di Mastandrea e quella degli altri attori hanno contribuito a tracciare le linee guida per realizzare Sei pezzi facili. Per mettere in piedi i sei allestimenti, Paolo Sorrentino ha chiamato gli attori che hanno portato in scena le sei opere e che hanno lavorato frequentemente con Mattia Torre.

Oltre a Valerio Mastandrea, ci sono Paolo Calabresi e Valerio Aprea. Per i fan delle 4 stagioni di Boris sono rispettivamente il capo elettricista Biascica e uno dei tre squinternati e pigri sceneggiatori delle fiction scadenti che proprio in Boris 4 incarna Mattia Torre come affettuoso omaggio. Insieme interpretano Qui e Ora. Valerio Aprea, però, sarà protagonista anche di due monologhi, In mezzo al mare e Gola, quest’ultimo è una divertente pièce di 31 minuti che racconta come siamo noi italiani attraverso usando come lente d’ingrandimento il cibo.

“Mattia sarebbe impazzito vedendo l'organizzazione cinematografica che c'è stata dietro ai suoi sei spettacoli diretti poi da un Premio Oscar come Paolo Sorrentino che è arrivato con una troupe di 80 persone. Se si pensa che all’inizio i nostri spettacoli partivano in cantine con al massimo 100 posti dove chiamavamo noi gli spettatori per vederci a vedere " ricorda affettuosamente Aprea.

Tra questo gruppo di attori che hanno condiviso tanti momenti tra loro e con Torre si sente la complicità e anche una melanconica allegria. Paolo Sorrentino sembra essere entrato in pieno in questo mood avendo compreso in pieno l’essenza e lo spirito di Mattia, trovando anche una certa affinità benché, tra questo gruppo, lui è la persona che l’ha conosciuto di meno. Tutti insieme, uniti da un unico intento nel fare il teatro di Mattia Torre arricchito dal cinema che si mette a servizio della televisione.

I suoi attori sono stati sicuramente un aspetto essenziale del lavoro che ha fatto tra cinema, teatro e tv rendendolo un autore pop. I testi lui li ha sempre adattatati alle caratteristiche degli attori da lui scelti e Sorrentino ha rispettato anche questo punto.

Mattia Torre è stato abile a scrivere ciò che conosceva ma è stato ancora più bravo a descrivere ciò era profondamente distante da lui riuscendo ad approfondire attraverso lo studio e curiosità ciò che non conosceva. E’ il caso di Perfetta in cui parla del ciclo mestruale e di gravidanza. A interpretarlo c’è Geppi Cucciari.

“E’ un monologo tutto al femminile dove porterò l'ironia di Mattia. Dò voce a una donna che non sono io ma che mi somiglia come nessuna donna abbia mai portato in scena. Lui sapeva a chi dare le sue parole. Ha creduto in noi in tempi diversi” sostiene Geppi Cucciari “Sono grata a Paolo Sorrentino che gli ha regalato ancora di più l'immortalità che Mattia merita portandolo anche nelle case degli italiani. Ho avvertito la presenza /assenza di Sorrentino. Paolo ha esaltato il rumore del silenzio di quel palco che io non dimenticherò. Mi chiedo spesso come oggi lui racconterebbe questi ultimi tempi e cosa avrebbe pensato di Sei pezzi facili che non sono per niente facili da portare in tv c’è molto della vita che resta per sempre e resta attuale" conclude con commozione Cucciari.

Paolo Sorrentino e le affinità con Torre

Il regista napoletano non è nuovo nel portare il teatro in tv secondo la sua visione. L’ha già fatto con la regia televisiva di Sabato, Domenica e Lunedì di Eduardo nell’adattamento di Toni Servillo.

Farlo con il teatro di Mattia Torre evidenzia ancora di più la voglia di sperimentare altro in questa fase della sua carriera, basandosi su un’impronta stilistica semplice, più essenziale e che proprio con E’ stata la mano di Dio ne definisce l’esigenza.

Per lui il teatro di Mattia Torre va solo filmato perché è una scrittura perfetta, qualsiasi altro supporto sarebbe stato solo retorico e ridondante. Per questo non è voluto uscire fuori dalla sala teatrale e non ha voluto usare altri elementi scenografici se non indicati in origine dallo stesso Torre. Ciò sarebbe stato necessario solo se ci fossero stati dei testi deboli: “Sono testi ben congegnati con attori straordinari. La strada perseguire era semplicemente trovare gli angoli, le inquadrature e quel ritmo televisivo che combaciasse con quello teatrale nel migliore modo possibile”

Secondo Sorrentino Torre va affrontato come un classico: “Pur essendo contemporaneo è un autore classico proprio come Eduardo. Oddio, con De Filippo hanno fatto di tutto, ma preferisco sorvolare su ciò. Se facessi un adattamento di Eduardo, non lo porterei mai in giro per i Quartieri Spagnoli perché mi farebbe piacere girare nei Quartieri Spagnoli. Eduardo si fa dove lui diceva che si dovevano fare le cose. Stesso discorso vale per Mattia Torre. Infatti, per Sabato, Domenica e Lunedì ho avuto lo stesso approccio scelto per Sei pezzi facili”.

La scrittura di Mattia Torre e quella cinematografica di Paolo Sorrentino sono, di fatto, di stile e generi diversi.

Quando chiediamo a Paolo Sorrentino qual è stato il punto di contatto in cui lui si è riconosciuto tanto da guidare le opere di Torre, il regista non ha dubbi: “Per me il teatro di Mattia Torre è comico ma si muove su temi estremamente profondi, delicati e, secondo me, anche paurosi. Sono un corpus di opere nate alcuni anni fa quindi libere nell’uso delle parole, estremamente appassionato e coerente nei toni che usa. Questo fa sì che le parole non siano mai offensive. E’ un grandissimo indagatore di certi vizi e miserie, ricordandoci che possono anche essere amate. Ciò unito al fatto che riuscisse a valorizzarle me lo rende molto vicino nella comunione di intenti”.

Paolo Sorrentino ha voluto fare questo lavoro su Mattia Torre per due ragioni: “Mattia mi manca molto e attraverso questi spettacoli è come se avessi risentito la sua voce. Questo era molto emozionante e commovente. Non c’è un’ambizione personale ma l’esigenza di dare un’amplificazione al suo teatro e ciò la Rai può fare.”

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