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Martedì, 23 Aprile 2024
Cultura

Gianni Maroccolo e Andrea Chimenti, "L'era dell'ippopotamo bianco" arriva a Napoli: l'intervista

Alla vigilia della tappa partenopea del loro tour, di scena domani al Moses, abbiamo ascoltato due vere e proprie istituzioni della musica indipendente italiana

L'appuntamento è di quelli memorabili: Gianni Maroccolo e Andrea Chimenti si esibiranno sabato 17 marzo al Moses Live Club di via Vincenzo Petagna. Non un concerto vero e proprio, come ci tengono a sottolineare, ma un'esperienza musicale live a stretto contatto ed in continuo dialogo con il pubblico. NapoliToday li ha intervistati alla vigilia dalla serata partenopea.

Il progetto che vi sta vedendo impegnati insieme, e questo breve tour appena partito, si chiamano "L'era dell'ippopotamo bianco".
"L'idea del nome è di Andrea – spiega Gianni Maroccolo – e si tratta di un omaggio all'era aurea del cinghiale bianco cantata da Franco Battiato". "Un rovesciamento – prosegue Andrea Chimenti – con l'ippopotamo come protagonista, un animale che ama rivoltarsi nel fango, come quello della cultura contemporanea oggi un po' stagnante. E poi l'ippopotamo, al contrario di quello che si crede, è molto pericoloso".

Avete collaborato numerose volte, nel corso delle vostre carriere. Come ha preso forma questo vostro ultimo incontro?
"Un'idea per cui Gianni ha pensato a me come cantante. Avevamo suonato l'ultima volta insieme nel 2016, quando l'ho seguito in 'Nulla è andato perso', tour del disco che aveva realizzato con il compianto Claudio Rocchi", spiega l'ex Moda.

Avete attraversato trent'anni e più di musica, da vere e proprie istituzioni del circuito indipendente, e avete influenzato chi ha seguito le vostre orme. Com'è cambiato il panorama italiano in questo lasso di tempo, qualcuno in particolare ha raccolto il testimone?
"La musica è in continua evoluzione, è in circolo – è il parere di Maroccolo – certo cambia forma e linguaggio relativamente ai tempi, ne è espressione. Oggi ad esempio è più urbana rispetto al passato, è più importante l'aspetto ritmico. Non mi sento di giudicare il gusto di oggi, lo stesso senso 'dell'Era dell'ippopotamo bianco' non vuole essere quello di farci arbitri, di dare un giudizio su quello che viene fatto oggi. La musica c'è sempre, e cambia".
"Siamo stati fortunati ad iniziare a suonare in un periodo in cui stava accadendo qualcosa, siamo riusciti a cogliere il momento – spiega Chimenti – Questo sì, ci ha portato ad influenzare chi è venuto dopo di noi. È vero che c'è un ritorno della new wave in questo periodo, forse anche fisiologico perché un po' tutte le cose ritornano, ma avrei difficoltà a indicare qualcuno in particolare che ha 'raccolto il testimone' di quanto facevamo e continuiamo a fare ancora".

Le nuove tecnologie hanno reso più facile o più complesso fare musica?
"C'è stata probabilmente una fase iniziale in cui bisognava capire con cosa si aveva a che fare – spiega Maroccolo – Sicuramente hanno cambiato le regole del gioco. Le major da 12 sono passate a due e mezza, è stata una rivoluzione. Però col passare del tempo si è capito come usare la rete. Adesso per una giovane band è possibile produrre più facilmente un disco, anche con poche migliaia di euro, anche attraverso possibilità come quelle del crowdfounding, e diffonderlo più facilmente attraverso i canali che mette a disposizione Internet".

Domani suonerete al Moses, cosa dobbiamo aspettarci?
"Non si tratta di un vero e proprio concerto, non saprei bene come definirlo – puntualizza Marok – ci sarà, speriamo che ci sia, un dialogo continuo con il pubblico. Sarà qualcosa di più raccolto". "Abbiamo un canovaccio di canzoni tra le quali spaziare, in accordo con chi ci sarà – aggiunge Andrea Chimenti – Marco Olivotto, che ha organizzato questo nostro piccolo tour, condurrà, racconterà la serata". "Avremo un setup molto semplice e minimale – aggiunge ancora Gianni Maroccolo – basso, piano elettrico, chitarra, voce".

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