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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Giampaolo Morelli: "Il vantaggio di essere napoletano per interpretare 'Gli uomini d’oro'"

L’attore napoletano e il regista salernitano Vincenzo Alfieri raccontano l’aspro confronto tra Nord e Sud nella Torino del 1996 nel crime ispirato a un reale fatto di cronaca. Co-protagonisti Fabio De Luigi ed Edoardo Leo

Se andate a vedere Gli uomini d’oro con l’intento di aspettarvi una commedia in cui si ride dall’inizio alla fine siete fuori pista. Se pensate che troverete Fabio De Luigi nel ruolo dell’elegante eroe da british comedy e Giampaolo Morelli in una delle gallerie di personaggi un po' surreali stile Manetti Bros sbagliate. Gli uomini d’oro diretto dall’attore e regista salernitano Vincenzo Alfieri è un film che spiazza mostrandosi anche a sé rispetto al panorama cinematografico italiano degli ultimissimi tempi perché è una crime story a tutti gli effetti ispirato a un reale fatto di cronaca.

La vicenda è ambientata nella Torino del 1996. Il napoletanissimo Luigi (Morelli), trapiantato in Piemonte, è un impiegato postale con la passione per il lusso e le belle donne, ha sempre sognato la baby pensione e una vita in vacanza in Costa Rica. Quando il sogno si dissolve scopre di essere disposto a tutto, persino a rapinare il furgone portavalori che guida tutti i giorni. Un disegno criminale per cui avrà bisogno dell’aiuto dell’ambiguo collega Alvise (De Luigi) malato di cuore, tutto casa e famiglia e con una vita apparentemente senza scosse. Nella banda anche un ex pugile, il Lupo (Edoardo Leo). Sono persone comuni, fragili, vittime della loro epoca e di piccole frustrazioni che finiscono in un gioco pericoloso che non sanno gestire e che non sanno stare insieme. "Con i miei co-sceneggiatori abbiamo lavorato un anno alla sceneggiatura e volevamo riuscire a creare nello spettatore un riconoscimento immediato con i problemi , le aspirazioni dei personaggi, la loro voglia di rivalsa e il desiderio di emancipazione dalla propria condizione economico-sociale, la ricerca della via più semplice per ottenere dei risultati - spiega il regista Vincenzo Alfieri - ideale dell'ostrica di Verga, ovvero che le ostriche se staccate dallo scoglio che gli consente di sopravvivere soccombono. Così accade ai nostri personaggi. Si allontanano dal modello di vita che gli appartiene, con l’ambizione di migliorare le proprie condizioni, finiscono col soccombere". 

Uscito nelle sale il 7 novembre Gli uomini d’oro si difende bene nella top ten del botteghino riuscendo a convincere anche la critica. Sarà per la sua estetica con quel tocco giusto di noir dove non teme di osare per spiazzare con una storia ben costruita che porta anche a una riflessione verso l’attualità di oggi con cui entra facilmente in relazione. "Penso che Gli uomini d’oro mi abbia trovato, perché parla di tutto ciò che mi circonda. Ho capito che avrei dovuto assolutamente raccontare questa incredibile storia vera quando ho letto l’articolo del 1996 di Meo Ponte su Repubblica in cui diceva: “Se ne facessero un film comincerebbe come I Soliti Ignoti di Monicelli e finirebbe come Le Iene di Tarantino”. Questa frase mi si è calcificata nella mente. Del resto la vita è una commedia piena di momenti tragici - dice il regista campano e sottolinea - Io ammiro il cinema statunitense nel non etichettare film e attori a un genere prestabilito. Pensiamo a Jim Carrey o a Steve Carell che passano dal comico e al drammatico con disinvoltura. Quando ho detto che volevo De Luigi per Alvise mi hanno dato del pazzo. Stesso discorso vale per Giampaolo Morelli, anche se spesso interpreta commedie, la sua presenza nel film ha cambiato totalmente la dimensione di Luigi. Per il genere al quale potrebbe appartenere Gli uomini d’oro potrebbe essere il crime ma in realtà dentro ci sono tante cose che sarebbe riduttivo codificarlo in unico genere".

Dopo l’apprezzato esordio con I Peggiori ambientato a Napoli con Lino Guanciale in cui ha strizzato l’occhio ai cinecomic, per il suo secondo film Vincenzo Alfieri ha radunato un ottimo cast di attori come Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi nel ruolo del cattivo Boutique, un sarto d’alta moda con un’insospettabile doppia vita, affidando loro anche personaggi insoliti e inaspettati rispetto a quelli che in genere incarnano come Fabio De Luigi che sorprende sfiorando momenti di alta drammaticità con il suo Alvise un uomo grigio, compresso, rancoroso, mai sorridente.

Poi c’è Giampaolo Morelli il meridionale scanzonato che vede in quel furgone pieno di soldi la chiave di volta per una vita agiata senza fatica. Tra qualche mese vedremo di nuovo Morelli al cinema con la sua opera prima da regista Sette ore per farti innamorare tratto dal suo omonimo romanzo che quest’estate ha interamente girato a Napoli.

L’attore napoletano ha approcciato con empatia al suo Luigi essendo molto aderente all’idea che lo script è ispirata a una storia vera: "Io sono partito dal dramma umano di questo ragazzo che vive nella Torino degli anni ’90 che sicuramente non è la Torino di oggi. All’epoca si sentiva di più la differenza tra Nord e Sud, c’era un forte razzismo. Lui è semplicemente un uomo che sogna di mollare tutto, vivere sdraiato su una spiaggia e aprire un bar. Fare la bella vita. Chi di noi non ha mai avuto questo desiderio almeno una volta nella vita. E’ anche il più mite rispetto agli altri. Luigi si vede sfumare il sogno delle baby pensioni, vera utopia oggi, per cui si vede prigioniero per altri 20 anni alle poste. Prova a fare il colpaccio. Di fatto criminale non è. Che poi sia una storia vera fa rabbrividisce ma provo molta compassione per questo personaggio che, comunque, prova a dare una svolta alla sua vita".

Ne Gli uomini d’Oro c’è molta azione che rimanda a quella tarantiniana ma soprattutto il film è raccontato dai punti di vista di Alvise, Luigi e Il Lupo e principalmente queste due caratteristiche hanno spinto Morelli a esserci nel film: "La sceneggiatura mi è piaciuta moltissimo. L’idea che è strutturata in capitoli è pazzesca. Vincenzo è un ottimo regista e mi aveva già parlato della sua intenzione di realizzare un crime dall’anima molto pop. Vincenzo è anche un attore per cui abbiamo parlato per giorni e giorni sulle sfumature da dare ai personaggi. Per me poi è stato un piacere lavorare con Fabio e ritrovare sul set Edoardo dopo la trilogia di Smetto quando voglio. Sono attori talmente bravi".

Lui insieme a Fabio De Luigi ed Edoardo Leo hanno creduto moltissimo nella realizzazione de Gli uomini d’oro mettendosi completamente al servizio del film in cui il calcio è presente tanto da essere il momento clou ma soprattutto è un film in cui le donne sono rilevanti. "Le donne danno le spinte decisionali ai personaggi maschili. Sono la molla di alcune scelte. Sono fondamentali, come sempre. Invece, riguardo al calcio, bè, in questo sono come nel film, non sono un tifoso sfegatato da stadio. Ovviamente sono felice quando vince il Napoli, anzi, FORZA NAPOLI!". 

Tutti i personaggi di Gli uomini d’oro sono mossi da bisogni e passioni molto terrene, cosa su cui Morelli si è basato nella costruzione apparentemente frivola del suo personaggio basandosi anche a dei riferimenti esterni come la napoletanità: "L’essere napoletano l’ho usato a mio vantaggio per interpretare Luigi perché ancora di più ha creato la sua voglia di scappare, la sua insofferenza. Di base, si cerca sempre di partire dalle motivazioni dei personaggi che poi sono quelle delle persone comuni e si cercano di cavalcarle il più possibile. Si è cercato di lavorare molto sul carattere dei nostri ruoli dove ognuno di noi ha dato dei contributi. Per esempio è mia l’idea di mettere l’orecchino e indossare la canotta per dare la nota stonata a quell’eleganza che il mio personaggio cerca di avere - dichiara l’attore e aggiunge - Ho lavorato molto su Luigi per dargli una personalità forte anche se appare più superficiale di quello che in realtà è. E’ un uomo che ama le belle donne e certamente lui, al contrario di me, si sentirebbe un sex symbol".

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