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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura Avvocata / Piazza Museo, 19

La Galleria Principe, rimasta senza un “braccio”

Non fu possibile costruire il quarto accesso per la presenza su quel lato della chiesa di Santa Maria in Costantinopoli

Più piccola e più raccolta della Galleria Umberto, la Galleria Principe di Napoli – nata con l’obiettivo, mai raggiunto, di farne una galleria commerciale - sorge dove, fin dal XVI secolo, sorgevano le cosiddette “fosse del grano”, i depositi granari della città costituiti da numerose cavità che si aprivano dietro i conventi di San Giovanni Battista delle Monache e di Santa Maria di Costantinopoli. A fine Cinquecento furono costruite su progetto dell'architetto (figlio d'arte) Giulio Cesare Fontana e ampliate a fine secolo. Nel 1698 furono affiancate da un altro deposito, come il primo dall’architettura irregolare a causa della conformazione del suolo, che era un semplice magazzino e si estendeva dal termine del primo fino all'estremità del largo del Mercatello. Ben presto la fortuna del sistema delle fosse visse il suo declino, quando nel 1804 fu abolito il monopolio annonario: la struttura divenne prima prigione, poi deposito e poi caserma militare.

Nel 1848 se ne ipotizzò la demolizione per installarvi il nuovo Parlamento, ma non si passò mai all’azione. Quattro anni dopo l’architetto municipale Gaetano Genovese propose la demolizione delle fosse per permettere il prolungamento di via Toledo fino al palazzo del Museo. I lavori ebbero inizio: fu abbattuta anche la porta di Costantinopoli e fu aperta la salita delle Fosse del Grano (attuale via Pessina), ma i lavori furono interrotti nel 1856, probabilmente per le pressioni del convento di Santa Maria di Costantinopoli di cui il cantiere sfiorava i giardini.

I progettisti Nicola Breglia e Giovanni De Novellis, all’indomani dell’Unità d’Italia presentarono un progetto di ricostruzione: fu risistemata la salita della Fosse del Grano, che divenne "via Museo Nazionale" (sempre via Pessina), ma fu l’unico atto del progetto iniziale ad essere portato a termine. I due architetti così presentarono nel 1868 un nuovo progetto: i lavori ripresero e fu aperta anche via Bellini. Poiché non si riusciva a far sbucare la strada davanti al Museo, fu decisa la costruzione di un porticato, che nel 1869 fu cambiato in galleria commerciale con copertura in ferro e vetro. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1870; svoltisi a singhiozzo, furono completati solo nel 1883. La galleria fu costruita in muratura: è costituita da tre bracci, ognuno dei quali termina con un'uscita caratterizzata da scalinate di lunghezze diverse a causa del dislivello presente tra la varie strade sulle quali la galleria si affaccia.

Il quarto braccio pure era previsto ma non fu portato a termine a causa della presenza, su quel lato, della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Nell'agosto 1965 – a causa della scarsa manutenzione - crollò la facciata del suo ingresso principale dal lato del Museo nazionale. Si ipotizzò nuovamente l’abbattimento della galleria per realizzare al suo posto un edificio per uffici e abitazioni, un'area verde, o un parcheggio sotterraneo. La struttura fu ancora una volta salvata e ne fu iniziato il restauro. È tornata accessibile a partire dal giugno 2009 ma l’epoca del suo abbandono non era ancora finita, così un nuovo intervento di ripristino è in corso ancora oggi.

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