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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cultura Pompei

"La cenere cadeva calda e densa". 24 agosto 79 d.C, il racconto dell'eruzione

Il parco archeologico di Pompei, attraverso i propri social networks, ripropone la più importante testimonianza dell'eruzione che esattamente 1939 anni fa devastò Pompei. Plinio il Giovane si trovava a Miseno con lo zio

Il 24 agosto del 79 d.C. è la data in cui, dall’esito di un’analisi filologica di un passo della lettera di Plinio il Giovane a Tacito, si colloca convenzionalmente l’eruzione del Vesuvio che portò alla devastazione di tutta l'area circumvesuviana.  Per ricordare quel fatidico giorno, i social network del parco archeologico di Pompei hanno fatto rivivere ai propri utenti i terribili istanti dell’eruzione, attraverso una sequenza di immagini fortemente evocative ed il racconto di Plinio il Giovane contenuto nelle sue famose epistole.

(Karl Brjullov, L'ultimo giorno di Pompei)

Karl Brjullov L’ultimo giorno di Pompei olio su tavola San Pietroburgo Hermitage-2

Plinio si trovava a Miseno dallo zio (Plinio il Vecchio). Scriveva: "Il 24 Agosto, verso l'una del pomeriggio, mia madre attirò l’attenzione di mio zio su una nube di straordinaria forma e grandezza. [...] Si elevava in alto, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna [si seppe poi che era il Vesuvio]: nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma. [...] Nella sua profonda passione per la scienza, mio zio stimò che si trattasse di un fenomeno molto importante e meritevole di essere studiato più da vicino. Pertanto, ordinò che si preparasse una liburnica, offrendomi, se volevo, la possibilità di andare con lui. Risposi che preferivo studiare: era stato egli stesso, infatti, ad assegnarmi qualcosa da scrivere. [...] In gran fretta si diresse là, da dove gli altri fuggivano, navigando diritto tenendo il timone verso il luogo del pericolo con animo così impavido da dettare o annotare egli stesso ogni nuova fase e ogni aspetto di quel terribile flagello, come gli si veniva presentando allo sguardo. Oramai, quanto più si avvicinavano, la cenere cadeva sulle navi sempre più calda e più densa, vi cadevano ormai anche pomici e pietre nere, corrose e frantumate dal fuoco; poi, improvvisamente, si trovarono in acque basse e una frana della montagna impediva di accostarsi al litorale. Dopo una breve esitazione, indeciso se tornare indietro, al pilota che lo esortava a farlo, disse: "La fortuna aiuta gli audaci; drizza la prora verso la villa di Pomponiano a Stabiae!".
 

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