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Cultura Porto / Via San Tommaso d'Aquino

Santi Pietro e Paolo dei Greci, il culto ortodosso nel cuore della città

La Chiesa fu costruita per volere di un cavaliere greco accolto da Ferrante d’Aragona in fuga da Costantinopoli

Riparò a Napoli il cavaliere greco Tommaso Assan Paleologo, in fuga da una Costantinopoli invasa dai turchi, e chiese aiuto a Ferrante d’Aragona: la corte spagnola lo accolse e gli tributò onori e privilegi. Fu proprio il cavaliere a voler edificare, tra il 1470 e il 1532, la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Greci (originariamente Chiesa dei Ss. Apostoli) – in via San Tommaso d’Aquino, tra via Roma e via Medina. Paleologo vi fece apporre il suo stemma nobiliare, due leoni in oro rampanti che mantenevano una spada d’argento su uno sfondo rosso. Successivamente il cavaliere fece erigere, intorno al 1522, un altare gentilizio nella basilica di San Giovanni Maggiore, dedicato alla Madonna Perivleptos, particolarmente venerata a Costantinopoli.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Greci - la più antica della diaspora greca riparata in Occidente dopo la caduta di Costantinopoli - però fu affidata al culto ortodosso solo nel 1544. Il XVI secolo vede l’ampliarsi costante della comunità greca di Napoli che così ebbe un luogo per praticare la propria confessione religiosa. Nel 1617 l'edificio, inizialmente dedicato ai dodici Apostoli, fu restaurato e ampliato, annettendo anche un conservatorio per le bambine greche: fu in questo periodo che il tempio assunse l’attuale denominazione e fu durante questo ciclo di lavori che Belisario Corenzio l’arricchì con molte delle sue opere.

Purtroppo, del suo ciclo di affreschi restano poche tracce (dopo ulteriori rifacimenti, la chiesa venne nuovamente ricostruita nel 1757), mentre all’interno sono conservate cinquanta icone post-bizantine, la maggior parte realizzate alla fine del XVIII secolo dal pittore Eustachio Caruso di Cefalonia. Oggi si trova leggermente rialzata rispetto al livello stradale ed è l’unico edificio superstite dell’antico “vico de’ greci”: durante l’epoca del Risanamento ne era prevista la demolizione, ma per fortuna si riuscì a evitarla e non solo è ancora visibile, ma è anche attiva e utilizzata per il culto ortodosso. Nel 2007, infatti, ha ricevuto la visita del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

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