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Cultura

"La città insensibile", il libro di Carmine Zamprotta: "A Napoli non si può essere solo spettatori"

L'ultima fatica letteraria del sociologo napoletano

Da alcune settimane è in libreria il nuovo libro del sociologo Carmine Zamprotta "La città Insensibile", edito dalle edizioni Graus. L’autore affronta le problematiche di Napoli, rappresentandola come una città insensibile di fronte all’ascesa del potere criminale, sempre più organizzato nelle aree poste ai margini delle metropoli odierne.

Dopo un focus sulle periferie con il precedente libro, ora un approfondimento su ciò che è accaduto in città

"E' inutile negare che le infiltrazioni camorristiche sono oramai presenti in ogni settore della città. Politica e istituzioni locali sono poco inclini ad ascoltare i bisogni di chi vive in zone di frontiera".

Napoli la possiamo definire una polveriera sociale?

"Degrado ed abbandono rappresentano i tratti caratteristici di molte metropoli europee. Prendo Napoli come esempio per analizzare fatti nudi e crudi, evidenziando avvenimenti spietati che hanno posto in evidenza la nostra città, ma dimenticati troppo in fretta". 

Ancora una volta la politica finisce sotto accusa per la mancanza di interventi

"Non credo al politicamente corretto, con questo falso buonismo, si nascondono i veri problemi. Basta farsi un giro in periferia per capire i ritardi esistenti, ma anche in città la situazione non è migliore, assistiamo a continui agguati, ad incendi quotidiani di cassonetti per la raccolta di rifiuti, a strade colabrodo, a turisti in balia dei delinquenti, a forme di commercio sempre più abusive. “La città insensibile” presenta lo stile tipico dell’inchiesta giornalistica, dove sono analizzati fatti accaduti tra gli anni settanta e novanta, e che ancora oggi restano ben saldi nella memoria di chi li ha vissuti, in quanto precursori delle recenti mattanze camorristiche. Una denuncia cruda e spietata, per capire che non si può essere solo spettatori, ma testimoni di verità in tempi scottanti come questi odierni, poiché solo con l’impegno personale e diretto sarà possibile sanare le patologie che alterano la normale esistenza di una buona società". 

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