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Sabato, 27 Aprile 2024
L'evento

Consoli incanta Palazzo Reale:“Voi napoletani non avete vinto solo lo scudetto avete conquistato il nostro cuore” (GALLERY)

Nel Giardino Romantico si parla con le note della cantatessa catanese com'è definita e manda in visibilio i fan. Con lei sul palco Marina Rei. Noi di NapoliToday siamo stati presenti per raccontare i momenti più importanti del live che ha inaugurato la sezione off del Noisy Naples Fest

Ieri sera il Giardino Romantico del Palazzo Reale è appartenuto alla cantatessa che viene da Catania, Carmen Consoli. Quel termine inventato per definirla la fa sorridere, non perde neanche l’occasione di ironizzarci su mentre stringe la chitarra dal palcoscenico napoletano dove fa tappa uno dei sue due tour estivi dove ha coinvolto l’amica e collega Marina Rei.

“Mi piace essere definita cantatessa perché non è un termine serio. Io voglio passare solo come una che canta, la cantatessa appunto, mettendomi un gradino più sotto” ha dichiarato più volte.

Quel giardino crea armonia con le canzoni di Carmen Consoli, la quale apre la sezione off del Noisy Naples Fest. Anzi, non c'è luogo migliore per lei e non c'è cantante migliore per esaltare gli spazi di Palazzo Reale con il Maschio Angioino che si erge alla sua sinistra.

Sarà un’estate fitta di appuntamenti per la Consoli che sarà in giro per l’Italia con il suo doppio tour che nei prossimi mesi: il live feat Marina Rei che l’ha portata a Napoli e il concerto in trio con Massimo Roccaforte alle chitarre e Adriano Murania al violino,  due tournée differenti eseguite in modi diversi che si intrecceranno e alterneranno e che sono riflessi del suo talento che unisce il suo animo da intellettuale poetessa rockettara.

La ragazza che voleva fare la rock star

“Vi racconto la storia di una ragazzina nata a Catania nel 1974. La scemunita voleva fare la rockstar” poche frasi che definiscono lei con quel percorso fatto fino adesso che identificano anche il suo modo di fare musica e che introducono Volevo fare la rock star, la canzone che dà il titolo al suo suo ultimo album. La canta poco dopo l’inizio del live perché racconta di lei, della sua adolescenza, le lotte e l’intraprendenza di una ragazzina oggi donna coraggiosa anche per le scelte anche controcorrente fatte, dove non mancano le sue posizioni sociali e politiche nette.

Poche parole tra un pezzo e l'altro perché bastano quelle delle sue canzoni che rappresentano un pezzo di noi e di chi è cresciuto con lei e in quella stessa epoca.  Carmen Consoli parla con la sua chitarra dove non mancano momenti per i suoi assoli. 

Parole di burro, Amore di plastico con cui ha aperto, Fiori d'arancio e In bianco e nero vanno i sequenza come in un album, di quelli fisici, non di musica liquida interrotta da qualche spot su una piattaforma.

L'entusiasmo è febbrile, contagioso. C'è chi saltella a quelle note dalla vocazione più rock che lei ha composto.

In quel festival di Sanremo del 1996 in cui si vede per la prima volta Carmen Consoli, molte delle persone presenti al live erano adolescenti o poco più che ventenni. Nelle canzoni di Carmen si identificano, in qualche modo raccontano una parte di loro e, probabilmente, nella melodia dei brani da lei scritti e cantati, hanno trovato conforto come proprio lei canta in un duetto con Tiziano Ferro che per lei ha scritto la struggente Guarda l’alba.

Da Confusa e felice a L’ultimo bacio le emozioni di una generazione

Il New York Times scrive che i testi delle sue canzoni sono :“ immaginifici e trascendono vari livelli di comunicazione. Sia che canti di storia, di mito o di vicende personali, la Consoli è sempre estremamente appassionata. La voce può essere fumosa e bassa, decisamente divertita o graffiante di rabbia”.

Non si può che concordare con queste affermazioni perché le parole dei suoi brani entrano nelle ossa, nella mente e nel cuore di tutti coloro che ascoltano.

Quanto intona Confusa e felice, Gheisha e A finestra il pubblico è in visibilio. Con L’ultimo bacio c’è la pelle d’oca.

“E non ho fatto altro che sentirmi sbagliata. Ho cambiato tutto di me perché non ero abbastanza E ho capito soltanto adesso che avevi paura” quando pronuncia queste parole di Bluenotte accompagnata dalla sua chitarra durante il bis la commozione è fortissima. Chissà quante donne e ragazze avranno detto a sé stesse ‘Quante volte l’ho pensato anch’io...’

Live Carmen Consoli feat Marina Rei a Palazzo Reale (Foto di A.Fiorenzano)

Lei ha scritto spesso delle soundtrack, ma anche quando non sono pensate per un film le sue canzoni sono diventate le colonne sonore di tante persone.

Proprio con alcune di queste ha segnato l’adolescenza e la vigilia dell'età adulta di molti di noi.

Ogni nota è un'emozione perché accarezza lo stato di tutti coloro che sono lì, magari, negli anni, album come Elettra o Eco di sirene non hanno tenuto loro solo compagnia, ma forse, hanno tratto degli insegnamenti.

I suoi fan (alcuni l’hanno seguita anche a New York o Parigi) non sono traditi dalle aspettative. Sono euforici con Contessa Miseria e Mio zio (tra le più forti per il tema che tratta infatti ha vinto il Premio Amnesty Italia). Tutti le cantano, sono il suo coro e diventano insieme a lei voci che riverberano nel giardino e nelle vicinanze. 

L’Amicizia con Marina Rei

La prima mezz’ora del live c’è solo lei con la sua chitarra.

A un certo punto, entra forte un'altra voce, quella composta dalle percussioni di Marina Rei.

Ecco che alla chitarra di Carmen si aggiunge la batteria di Marina, unico altro strumento presente sul palco. Insieme danno vita a un duo, incrocio delle due anime della Consoli, quella più rock e quella più poetica e intima della cantautrice che si lega all'acustico, proponendo così il tour che le ha viste protagoniste lo scorso autunno in Sud America.

Sul palco portano i più grandi successi della carriera della Conosoli insieme a quelli della Rei come Donna che parla in fretta e Al di là di questi anni.

Insieme intonano anche qualche strofa di Tu vuò fa l’americano di Renato Carosone.

E’ un dialogo fitto quello tra la chitarra di Carmen e la batteria di Marina.

La Consoli, trovando complicità in Marina Rei, racconta le donne quelle più complesse, combattive, tenaci, che conoscono la sofferenza e che hanno imparato a curare la loro cicatrici. Loro cantano e rappresentano quelle donne che arrancano e, cadono pure, ma sanno sempre rialzarsi con fierezza da sole.

Loro due sono amiche da 30 anni lei. Si sono conosciute proprio ai tempi di Al di là di questi anni della Rei.

C'è un solido sodalizio e una grandissima stima sulla scena e fuori. Ciò lo avvertono anche gli spettatori, anche quelli che lo ignoravano fino a quel momento. Questa è una sintonia perfetta. 

"Marina, perché non facciamo un workshop a Napoli? Scriviamo qualche canzone in siciliano e in napoletano? Perché ragazzi, dovete sapere, che lei scrive in napoletano" facendo riferimento alle origini napoletane della Rei.

Le cose belle giungono sempre al termine. E’ l’unica vera nota stonata che arriva da quella chitarra che smetta di suonare. Gli spettatori ai concerti sono ascoltatori insaziabili. Vorrebbero e ancora di più perché c’è sempre qualche track che manda dalla scaletta.

Carmen Consoli e Marina Rei si congedano con un inno alla vita fatto con la musica e con la bellezza negli occhi verso una terra che sentono anche un po' loro. Come dice Carmen lei viene dal profondo Sud e per questo: “ Io vi mando tutto l’amore del mondo. Con l’augurio che domani possiate svegliarvi e celebrare la vita. Perché non avete vinto solo lo scudetto avete conquistato il nostro cuore”.

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