rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Il grande evento

Bono Vox commuove il pubblico del San Carlo con Torna a Surriento

Per l'unica data italiana di Stories of Surrender il frontman degli U2 ha scelto Napoli per realizzare due sogni, il suo e di suo padre. Noi di NapoliTODAY siamo stati presenti e vi raccontiamo i momenti più belli dello show

Emozionante. Vibrante. Coinvolgente. Travolgente. Non si potrebbero descrivere con parole diverse Bono Vox e il suo Stories of Surrender che ha scelto il Teatro San Carlo di Napoli per l’unica data italiana dello spettacolo – evento che sabato sera ha messo Napoli al centro dei riflettori internazionali. Sì, Bono Vox ha attirato in città persone da ogni dove, rompendo confini geografici unendo tutti non solo nel nome della musica, ma nel nome dell’amore come canta lui in Pride, canzone che, ovviamente, non è mancata in scaletta.

Stories of Surrender non è un concerto, ma è lo spettacolo costruito attorno a Surrender. 40 canzoni, una storia, l’autobiografia scritta da Bono Vox uscita lo scorso novembre in cui Paul David Hewson racconta (vero nome di Bono) racconta la sua vita dove ci sono l’amore per la moglie Ali, l’amicizia fraterna con David Evans ‘The Edge’, Larry Mullen Jr. e Adam Clayton, gli incontri straordinari che ha fatto, l’attivismo e il complicato rapporto con il padre Bob, un rapporto fatto di tanti silenzi. Un vero e proprio memoir che si snoda attraverso 40 successi degli U2.

Da qui si costruisce la drammaturgia di Stories of Surrender che è stato acclamato sia dalla critica che dal pubblico e che dopo New York ha voluto con tutte le fibre del suo essere portarlo a Napoli nel più antico teatro d’opera del mondo, realizzando un desiderio che si porta dietro da anni e anni. “Portare questo show al Teatro di San Carlo significa il mondo per me. Sto tentando di vivere un sogno, anzi una serie di sogni. Il sogno di tutti i cantanti lirici (e io non lo sono), un mio sogno, e soprattutto un sogno per onorare il mio defunto padre, Brendan Robert Hewson, che era un bravo tenore” ha dichiarato qualche giorno fa. Affermazioni che spiegano quel entusiasmo che ha portato con sé in ogni meta napoletana non ha appena ha messo piede qui dove il primo giorno non ha mancato di girovagare avendo al collo quella sciarpetta del Napoli donata da un fan.

Quel entusiasmo, quel desiderio coltivato per anni che si aggancia a un inevitabile emozione, Bono l’ha trasmessa nei giorni precedenti a coloro che sono riusciti a procurarsi un biglietto, prima ancora di varcare il foyer del teatro.

Probabilmente, per questo è faticoso mettere in fila le parole in senso compiuto perché si ha timore di essere banali dopo aver visto questo show in cui Bono Vox permette di entrare nella sua sfera privata, quella più intima, anzi, ci accompagna per mano attraverso monologhi, aneddoti e confessioni legati, come nel libro, dalle canzoni più famose degli U2, undici per l’esattezza. A dire la verità, ne ha cantate dodici, ma procediamo con calma.

L’inizio dello show

C'è stata tanta attesa per Stories of Surrender. Sabato finalmente è stata la grande sera, non importa se la pioggia ha reso plumbeo il cielo sopra San Carlo. Bono con la sua voce ha reso tutto lucente.

Dopo aver sigillato i cellulari nelle apposite bag per impedire riprese indesiderate che spoilerassero immagini del film che lui ha voluto girare in questi giorni per raccontare l’esperienza vissuta a Napoli, si varca all’interno del teatro lirico.

Sul palcoscenico ci sono delle sedie, un tavolo, due poltrone, un’ arpa.

Mentre le persone si accomodano tra i palchetti e la platea si ascoltano le canzoni dei Beatles, Simon &Garfunkel e altri classici del pop rock.

Piano, piano si entra nella dimensione di Stories of Surrender. Una dimensione pianificata per essere un momento irripetibile per quell’unica data italiana. Un’atmosfera creata già con quella ormai nota mail sul dress code inviata agli acquirenti del biglietto. Tutti in abiti da sera. Tutti eleganti o quasi. Ha voluto che tutti facessero i preparativi per farli entrare nel suo mondo. Un modo per coinvolgere di più il suo pubblico. Essere vestiti di tutto punto per una serata di gala per aiutarlo a realizzare quel film su questa serata unica fatta di “parole, musica e qualche malizia”, stranamente, li ha fatti sentire più vicino a lui.

Si abbassano le luci. Si sarà vestiti sofisticati nel più leggendario teatro dell’opera ma l’anima è straordinariamente pop.

“Olè...Olè...Bonooo...Bonooo...” intonano a pieni polmoni le persone, cosa ripetuta più volte durante la serata.

Bono Vox appare. La magia ha inizio.

Le note di City of blinding lights esplodono in quel tempio dell’arte. E’ subito una lunga standing ovation per il signor Vox. E’ emozionante osservare ciò che prova un artista del suo calibro quando vedere come lo accoglie la gente, mentre ringrazia e dà il benvenuto in italiano.

Comincia il racconto della stupefacente avventura che è stata la sua vita. Più va avanti, più viene la pelle d’oca. Il respiro diventa sempre più corto.

Si è totalmente rapiti.

Arriva Vertigo, il pubblico è in visibilio.

 Stavolta non è accompagnato da The Edge, Mullen e Clayton. Ad affiancarlo in questo spettacolo molto speciale ci sono le musiciste Gemma Doherty (arpa, tastiera, voce) e Kate Ellis (violoncello, tastiera, voce), il direttore musicale e percursionista Jacknife Lee.

In carrellata si susseguono gli episodi. Arrivano a raffica, senza seguire nessun ordine cronologico. Sono lampi, del resto, i ricordi piombano a tradimento nella testa.

Parla del suo grande amore per la moglie Ali Steward. Un amore iniziato da adolescenti. L’ha conosciuta la settimana successiva in cui è stata fondata la sua band gli U2. C’è un antico detto che dice ‘In poche ore Dio lavora’. E’ adatto a ciò che accade al giovane Paul a Dublino, in pochi giorni accadono due eventi che cambiano il corso della sua esistenza. Lui e Ali sono da sempre insieme. Hanno affrontato tutto coesi. Anche a Napoli lei c’è.

Man mano che le amorevoli parole scorrono in sotto fondo cresce sempre più una musica. Non c’è dubbio è With or without you. Il respiro che prima era corto, adesso è bloccato.

‘See the stone set in your eyes. See the thorn twist in your side. I'll wait for you’ tuonano in quel edificio neoclassico. Alcuni dei presenti singhiozzano.

Per tutta la durata di With or Without you, molti di noi, anche quelli più stoici e disincantanti, avranno pensato che la cosa più stupefacente che possa capitare è amare ed essere amati come Bono ama Ali. Provare e aver provato tutti i sentimenti che un capolavoro come questo può riuscire a descrivere.

Beautiful day, Iris, dedicata alla mamma morta quando aveva 14 anni, o Stories for Boys, piuttosto che Where the streets have no name e Desire, per ognuno ciascuna canzone rappresenta qualcosa, cela un segreto, è associata a ricordi e sensazioni diverse. Il San Carlo diventa il depositario delle emozioni di chiunque ne occupi ogni metro. Bono compreso.

Intendiamoci, i brani degli gli U2 arrangiati per essere suonati con quegli strumenti al San Carlo, assume enfasi, è potente, trascina tutti in quel vortice di emozioni, una parola che torna spesso se di parla di Stories of Surrender..

Ecco che quando tocca a Sunday Bloody Sunday, arrivano i brividi con tanto di lacrima che scorre lungo la guancia e se si è una donna poco importa se il make up si scioglie. Il modo in cui è eseguita è un tuono che piomba in teatro trafiggendo l’anima.

Mentre la canta le luci sul palcoscenico hanno i colori che richiamano la bandiera dell’Irlanda.

Da togliere il fiato. Semplicemente struggente. Su quel palcoscenico si rimarca ancora di più la sua poesia.

L’attivismo e gli incontri di un performer

E’ vero, non scarseggiano cantanti e frontmen che hanno carisma e presenza scenica. Ma essere degli autentici performer che incantano la platea in pochi lo sono. Bono Vox è un autentico performer in tutti i sinonimi del suo significato. Seduce e ammalia. E’ un affabulatore e lo sa bene.

Bono - Stories Of Surrender - Napoli 13 May 2023 - photo credit KEVIN MAZUR_ GETTY ENTERTAINMENT - KM_15341

Mentre racconta la sua storia, rinuncia all’ausilio del microfono, la sua voce è possente, sensuale anche quando non canta come se fosse il migliore degli attori che si è formato alla Royal Shakespeare Academy. Se avesse deciso di fare anche l’attore difficoltà non ne avrebbe incontrate.

Non è un talento da tutti e Bono Vox lo possiede. Altrimenti, non sarebbe stato mai possibile costruire Stories of Surrender.

I suoi racconti sono anche ironici, densi di humour. Strappano risate le ricostruzioni in cui lui ha conosciuto quei ragazzi che definisce i suoi fratelli di sangue, ossia The Edge, Larry Mullen jr e Adam Clayton. Il modo, anche un po' strampalato, in cui fondano gli U2 quando avevano tra i 15 e 16 anni, di come dopo scuola provavano nella cucina di Mullen. Evocano scene cinematografiche per la precisione nitida con cui descrive i dettagli.

Ci sono gli incontri come quello esilarante con Lady Diana e di come ne restò affascinato, dove il rischio di qualche gaffe era in agguato; andare in udienza da Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000 regalandogli un paio di occhiali buffi e anche rock. “Durante quel Giubileo del 2000 Papa Wojtyla era considerato un campione come Victor Osimhen ” afferma Bono al suo pubblico, essendo ben cosciente che giocare così in casa in questi giorni fa sempre bene.

L’attivismo di Bono Vox è notorio, non può essere trascurato in uno dei momenti clou di questo show sulla sua parabola umana e artistica. Pride introduce questo tassello essenziale che si fa strada nel 1985 con l’esibizione al Live Aid. La decisione di partire con Ali per l’Africa in cerca d’ispirazione perché gli U2 per affrontare temi importanti. L’impegno civile prende corpo e si rafforza dopo il viaggio in Etiopia.

“La povertà non è naturale. E’ creata dall’uomo” grida con convinzione dal palco.

Lui insieme alla sua band sfruttano la fama e il successo arrivato con The Joshua Tree per aiutare il prossimo. Co.fonda le organizzazioni sorelle One e (RED) dove ha attivato programmi per salvare milioni di vite.

Grazie anche al suo essere in prima linea in tante battaglie sociali, nasce l’amicizia con Luciano Pavarotti, rafforzata con le sue partecipazioni a Modena al Pavarotti&Friends.

Proprio su quel palcoscenico in cui Pavarotti è stato tante volte applaudito Bono Vox lo ricorda e lo omaggia. “Grazie Maestro!” dice in italiano. Nicoletta Mantovani, la vedova di Pavarotti è proprio in platea ad assistere questo attimo dedicato al marito.

Il rapporto con il padre e Torna a Surriento

In alcuni momenti, Bono Vox è commosso. La commozione con quel luccichio che ha negli occhi è visibile nonostante gli occhialini iconici. Lo si vede anche dall’ultima fila della platea e dal palchetto più in cima del teatro.

Non c’è da stupirsi perché essere al San Carlo è la realizzazione del suo sogno, ma, soprattutto, del padre che era un tenore.

Gran parte della costruzione narrativa di Stories of Surrender è costruita proprio attorno al rapporto con il padre e a quegli incontri che ogni domenica avvenivano a Dublino nel pub Finnegans.

Bono racconta la storia di quei  drink domenica in quel pub. Si sedevano insieme in una sezione del bar chiamata The Sorrento Lounge e parlavano, o meglio, non parlavano, della vita, della famiglia, dell'opera e proprio del grande Luciano Pavarotti.
Il padre di Bono, Bob Hewson, era lui stesso un tenore. Quando Bono gli racconta che Pavarotti contatta lui e The Edge per scrivere una canzone, il genitore è scettico, quasi incredulo, che uno dei più famosi cantanti lirici contattasse suo figlio che lui definiva un ‘un baritono che si crede un tenore’.
Tra melanconica e ironia, Bono condivide questo episodio con il suo pubblico, tanto da farne il cardine dello show . E’ una finestra che tiene aperta a cui ritorna più e più volte durante la serata. 

1Bono_Stories Of Surrender_Photo Credit KEVIN MAZUR _ GETTY ENTERTAINMENT  - KM_20259 (1)

Senza girarci attorno, essere al San Carlo con Stories of Surrender è per suo padre.
Se c'è stata una comunione, un'intimità tra Bono Vox e il pubblico è anche per questa ragione. I nostri cuori sono battuti a unisono.

Tutta questa serata è dedicata a Bob che come il rocker scrive: “Con il suo falsetto riusciva ad aprire un cuore come un uovo alla coque perché era un ottimo tenore”.

Il padre avvicina Bono alla lirica facendogli scoprire gioielli della musica italiana come classici napoletana come Torna a Surriento, una canzone che significava molto per lui.

Ora che si trova sul palcoscenico di quel teatro aperto nel 1737, anni prima che anche La Scala fosse costruito, un palcoscenico calcare da cantanti e musicisti che hanno fatto la storia della musica, Bono Vox ha l’occasione di chiudere un cerchio.

Si siede su una poltrona in quel angolo in cui ha evocato quella Guinnes e quel wisky che lui e il padre bevevano al Sorrento Lounge.
Le luci si abbassano sempre più.
“Vide 'o mare quant'è bello. Spira tantu sentimento” .
Sì, Bono la sta proprio cantando. La canta in napoletano, senza essere accompagnato dalla musica e senza l’ausilio del microfono. La sua inconfondibile voce è più potente che mai. E’ questa la dodicesima canzone.

Pochi sono i momenti indimenticabili che le persone portano con sé, tenendo vive le sensazioni provate ma è garantito che chiunque sabato sia stato presente al San Carlo, ricorderà Bono che canta Torna a Surriento.

Un boato. Una Standing Ovation. Bono non può sottrassi al bis e la ricanta.

Dopo due ore, questa straordinaria avventura finisce qui.

Alcune persone invece degli applausi preferiscono dedicargli 'O surdato 'nnammurato’. Ora è il suo pubblico a cantare per lui. E’ contento e divertito da questo.

Lentamente scompare dietro le quinte. Adesso davvero è finito tutto.

Le reazioni del pubblico

Si è storditi alla fine di Stories of Surrender. Tutti fanno fatica a trovare le parole perché a volte è davvero complicato trovare sostantivi e aggettivi che sappiano descrivere con esattezza ciò che si prova. Sabato per tanti è così.

Fuori al Teatro è febbrile l’eccitazione. 

“Indescrivibile, dal pianto al riso...una vera catarsi , per lui e per noi  A un certo punto la sua voce ha tremato dall’ emozione. Lui è capace di riempire l'anima, ieri sera come sempre ha riempito la mia anima” commenta Luciana una fan iscritta a U2.com che di concerti di Bono con gli U2 ne ha visti.

Mentre per Carolina che Stories of Surrender l’ha visto tre volte a New York non ci sono paragoni con quello che ha appena visto al San Carlo e ci rivela:”Tutto è stato meravigliosamente più intimo, più potente. Del resto, ai napoletani che erano presenti a New York lui l’ha detto chiaramente: ‘Questo show non è per voi lo faccio per me. E’ il mio sogno venire Napoli per cantare al San Carlo”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bono Vox commuove il pubblico del San Carlo con Torna a Surriento

NapoliToday è in caricamento