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Cultura

"Io, ragazza bipolare salvata dal teatro": la storia di Marina

Un racconto molto toccante. Napoletana, adesso vive a Roma

Una bella storia di resilienza proviene proprio da Napoli. Ne ha scritto l'Espresso. La protagonista si chiama Marina, e oggi è salva grazie alla sua passione per la recitazione.

Dieci anni fa aveva 54 anni. Si stava dirigendo al centro di salute mentale per fare terapia, quando si è imbattuta nel portone di un teatro. Era il Teatro Patologico a Roma. Si è iscritta, e da allora la sua vita è cambiata.

Marina convive da 34 anni con il disturbo bipolare dell’umore. Tragedie in famiglia alle spalle, la ragazza soffriva di paranoia con allucinazioni uditive e visive. Cominciò a vedere cose che non c’erano, a sentirsi perseguitata. "Quando mi hanno detto che dovevo curarmi, non capivo – ha spiegato a l'Espresso – Convivevo con le voci, con qualcuno che mi parlava all’orecchio: mi avvisava, mi proteggeva da chi voleva uccidermi".

La recitazione poi l'ha salvata. Di talento, da bambina veniva scelta per ruoli principali nelle recite, anche in teatri importanti. Non ha mai studiato, né ha avuto ai genitori il coraggio di chiederlo. Poi da quell'esperienza a Roma tutto è cambiato, le piace, si diverte.

"Il ruolo più bello che ho interpretato – racconta – è stato la prostituta ne "Il cappotto” tratto dal racconto di Nikolaj Vasil’evič Gogol. Non era un ruolo contemplato nel testo originale, ma è stato inserito perché parlava di emarginazione. Io sono emarginata: la mia malattia è la pazzia. I matti fanno paura alla gente".

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