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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Inquinamento: a Napoli 40 chilometri di costa non balneabili

Secondo le ultime analisi dell'Arpac, tornano pulite undici località su tredici comprese tra Napoli e Sorrento. Il bollino nero spetta alle acque antistanti piazza Nazario Sauro

Le acque del litorale campano non godono di buona salute. Secondo le rilevazioni dell'Arpac, l'agenzia regionale per la protezione ambientale, nella sola città di Napoli su 245 chilometri di costa, ben 40 non sono balneabili. In tutto, in Campania, si arriva a 83 chilometri vietati, due in più rispetto allo scorso anno.

La fotografia dello stato del mare partenopeo non è incoraggiante. Se il borgo di Marechiaro, nel quartiere Posillipo, si conferma il punto con l'acqua più pulita di tutto il golfo di Napoli, il bollino nero spetta, invece, alle acque antistanti piazza Nazario Sauro, a quelle al largo dei bacini Sebin a San Giovanni a Teduccio e a quelle di Pietrarsa. Quest'anno il divieto di balneazione per inquinamento delle acque non scatta, ma c'è quello per le aree portuali o vincolate (Nisida, Porto Paone, una parte di Bagnoli, Mergellina, Santa Lucia, la zona intorno Capo Posillipo, Molosiglio). Non è limpida, ma considerata balneabile lo specchio d'acqua al largo del Tricarico a Bagnoli, palazzo Donn'Anna a Posillipo e il frequentatissimo tratto di spiaggia di via Caracciolo, all'altezza della rotonda Diaz, denominato "Mappatella beach".

Diciotto chilometri di mare sporco abbracciano la costa vesuviana e non va meglio per Pozzuoli che su 13 punti monitorati dall'Arpac, ne ha ben otto off-limits. Eppure i risultati delle analisi di maggio mostrano segni di incoraggiamento: undici delle tredici località balneari tra il capoluogo campano e Sorrento, che circa un mese fa erano comprese nella lista delle spiagge "temporaneamente non balneabili", adesso hanno ottenuto il via libera ai tuffi. Si tratta di Marina Grande a Sorrento, Marina della Lobra a Massalubrense, i bagni dello Scraio a Vico Equense, Bacoli e alcuni tratti della costa stabiese compresi tra lo stabilimento "La limpida" e "Lo Scoglio, tra il "Conte" e il "Moderno".

Lo scarto tra i primi prelievi dell'Arpac, che avevano sospeso la balneazione, e gli ultimi, che invece hanno riabilitato la costa del golfo partenopeo, secondo la direzione tecnica dell'Arpac è dovuto "agli scarichi illeciti che finiscono direttamente in mare". "Se i prelievi vengono effettuati in un bacino in cui sono stati sversati illegalmente dei liquami - spiega un tecnico dell'agenzia regionale - allora le nostre strumentazioni rilevano la contaminazione e la direzione vieta quel tratto di mare. Spesso, però, quando si ripetono le analisi a distanza di giorni, accade che la chiazza nera dei liquami sia sparita e l'acqua è tornata limpida".

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