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Cronaca

Omicidio Vincenzo Ruggiero, il pm ricostruisce l'omicidio e il vilipendio di cadavere

L'ex militare Guarente sparò tre colpi verso il 25enne mentre quest'ultimo era in ginocchio, probabilmente supplicando di essere risparmiato. Poi si accanì sul cadavere in maniera maniacale. Imputato anche il complice De Turris

Si sono chiuse le indagini preliminari sul delitto di Vincenzo Ruggiero, il 25enne attivista ucciso, secondo il capo d'imputazione redatto dal pm, da Ciro Guarente, ex della Marina militare, in un appartamento di Aversa il 7 luglio 2017. Il corpo di Ruggiero fu ritrovato ad agosto in quello che fu definito 'il garage degli orrori', a Ponticelli. Guarente è in carcere, accusato di omicidio premeditato e vilipendio di cadavere. Uccise per gelosia, perché temeva che Ruggiero e Heven Grimaldi (ex compagna dello stesso Guarente) avessero una relazione.

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Alcuni macabri dettagli emergono dal capo di imputazione: "Il corpo fu tranciato di netto con una accetta. Il braccio destro amputato e alcune dita della mano sinistra. Il busto fu tagliato longitudinalmente lungo lo sterno. Il cadavere così sezionato fu posto in un armadio vuoto nel box di Ponticelli". La testa mai ritrovata, secondo il pm Petronella, potrebbe essere stata spappolata a colpi di fucile a pallettoni. "Il vilipendio di cadavere continuò", si legge. "Guarente riempì d'acido il cadavere, dopo alcuni giorni tornò a ricompattare quello che era rimasto e costruire, con cemento a presa rapida, uno scalino".  

Con Guarente è imputato anche Francesco De Turris, pregiudicato di Ponticelli. Avrebbe fornito la pistola con cui Guarante uccise l'attivista, spaarando tre colpi "mentre il ragazzo era in ginocchio". 

 

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