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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Avvocata / Via Mezzocannone

Via Mezzocannone, all'origine del suo nome "la dissacrante ironia dei napoletani"

Una storia che affonda la sue radici nel XV secolo e in una grande fontana, oggi scomparsa, fatta costruire dal Re di Napoli Alfonso II di Aragona. Doveva trasmettere imponenza e regalità, ma il risultato non fu quello sperato...

Via Mezzocannone, storica strada delle Università, sempre affollata di giovani studenti. Tappa imperdibile anche per i turisti che vogliono immergersi nel clima più giovane e vivace della città.

Una strada, tra l'altro, con una storia molto interessante sulle origini del suo nome. A raccontarle è Roberto Calierno dalle pagine del portale web d'informazione “Diario Partenopeo”.

Una storia che affonda le sue radici non in una battaglia, in un evento storico, ma "nell’ironia dissacrante del popolo napoletano", scrive Calierno.

Bisogna andare indietro fino al XV secolo per ricostruire cosa accadde, quando via Mezzocannonne era solo un viottolo stretto denominato via Fontanula, per la presenza di una piccola fontana.

Il Re di Napoli e duca di Calabria Alfonso II di Aragona decise, però, di far costruire una fontana più grande, con una larga vasca adibita ad abbeveratoio per cavalli.

Ma, spiega Calierno, il risultato fu tutt'altro da quello sperato e fu proprio questo a scatenare la proverbiale ironia dei napoletani:

La cannella di bronzo da cui sgorgava l’acqua, chiamata volgarmente «cannone», appariva infatti decisamente corta, un «mezzo cannone», insomma; essa era inoltre sovrastata dalla statua di un sovrano, raffigurante probabilmente lo stesso Alfonso II. Se le intenzioni iniziali erano quelle di creare una scultura che trasmettesse imponenza e regalità, le sue forme sproporzionate dovevano renderla in realtà alquanto buffa, al punto da suscitare l’ilarità del popolo, che conierà appositamente il motto burlesco «me pare ‘o Rre ‘e miezz cannon», per indicare una persona «che sia di statura men che mezzana, panciuta, rabbuffata e si dia aria di gravità», come ci spiega Gino Doria nel suo Le strade di Napoli.

Da qui, il cambio di nome alla strada per pura volontà popolare. Della fontana che diede origine a tutto, però, scrive ancora Calierno, non c'è più traccia, se non qualche testimonianza scritta.

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