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Cronaca

Tumori al rene: più malati al Nord che al Sud, un caso su quattro causato dal sovrappeso

I dati presentati da Intermedia rilevano che nel 2017, in Italia, sono stati rilevati 13.600 nuovi casi di tumore al rene e che l'incidenza di tale patologia tumorale, negli ultimi otto anni, è aumentata del 31% a livello nazionale

Tumore al rene, ci si ammala più al Nord che al Sud e un caso su quattro è causato dal sovrappeso. Sono questi i dati presentati da Intermedia durante una conferenza stampa a Roma. Nel solo 2017, in Italia, sono stati rilevati 13.600 nuovi casi di tumore al rene che si sommano agli oltre 130mila ammalati che sono già in cura. L'incidenza dei tumori al rene, negli ultimi otto anni è aumentata del 31% a livello nazionale. Il dato positivo arriva dal Sud Italia, dove c'è un decremento della malattia del 43% tra gli uomini e del 30% tra le donne rispetto al Nord.Tra le cause di questa differenza i medici ipotizzano il maggiore consumo di frutta e verdura fresca, tipico della dieta mediterranea, molto diffusa al Sud, che di fatto protegge dal rischio di insorgenza della neoplasia.

"Al sovrappeso va ricondotto il 25% delle diagnosi: un dato preoccupante se consideriamo che il 31,7% degli italiani over 18 è in eccesso di peso e il 10,5% obeso", spiega Camillo Porta, oncologo della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia. Tra le altre cause che fanno scatenare la patologia, il fumo, l'ipertensione arteriosa e l'esposizione occupazionale a cancerogeni chimici.

Nella lotta al tumore al rene ha un importante ruolo l'immuno-oncologia. Nivolumab è stata la prima molecola a dimostrare un miglioramento dei tempi stimati di sopravvivenza di pazienti affetti da tale patologia oncologica pari al 39% dei pazienti dopo 3 anni, rispetto al 30% di quelli che hanno ricevuto la terapia con everolimus.

 "I dati confermano l'efficacia dell'immuno-oncologia - dice Giacomo Cartenì, direttore dell'Oncologia medica dell'ospedale Cardarelli di Napoli -. Va inoltre considerato che le percentuali a tre anni tendono a mantenersi a lungo termine. L' obiettivo è arrivare in poco tempo alla personalizzazione del trattamento che è sempre più articolato grazie alle continue innovazioni nelle conoscenze biologiche della malattia".

Lo stesso Cartenì ha sottolineato come "un terzo dei pazienti arriva alla diagnosi in stadio avanzato metastatico e in un terzo la malattia si sviluppa nella forma metastatica dopo l'intervento chirurgico con limitate possibilità di trattamento. Quindi solo il 30% dei casi guarisce grazie alla sola chirurgia".

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