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Cronaca Nola

Don Manganiello: "Rifiuti e malati di cancro anche nel Triangolo della Morte"

"Di cancro non ci si ammala solo nella Terra dei Fuochi. C'è anche il Triangolo della Morte nell'agro-nolano, dove non si vede il fuoco dei roghi tossici, ma i rifiuti e le discariche ci sono lo stesso", denuncia il prete di frontiera originario di Camposano

"Di cancro non ci si ammala solo nella Terra dei Fuochi. In Campania c’è anche il Triangolo della Morte, dove non si vede il fuoco dei roghi tossici, ma i rifiuti e le discariche ci sono lo stesso". La denuncia arriva dalle parole di don Aniello Manganiello, prete di frontiera di Scampia originario di Faibano di Camposano, frazione di un piccolo comune dell’agro nolano, in provincia di Napoli.

Don Aniello ha commentato ai microfoni dell'agenzia DIRE la lettera che don Maurizio Patriciello, il parroco che ha denunciato la Terra dei Fuochi, ha scritto al direttore dell’Avvenire per commentare l’udienza con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Sono contento che don Maurizio si impegni per le sorti del proprio territorio, l’area a Nord di Napoli, ma nell’Agro Nolano ci sono problemi dagli anni ’80. Lui chiede cura e bonifica per la sua terra, ma anche nel Triangolo della Morte, compreso tra Nola, Marigliano e Acerra, si muore di tumore. Qui ci sono discariche aperte inondate di rifiuti, nessun incendio, ma nella mia terra c’era una agricoltura fiorentissima. Ora, siamo stati violentati, ci hanno depauperati e stiamo facendo la stessa fine della Terra dei Fuochi, che ha più attenzione mediatica. Nessuna tv, invece, parla del Triangolo della Morte".

"Dal 1980 - spiega don Manganiello - iniziò l’interramento dei rifiuti, con i Casalesi che si sbizzarrirono facendo arrivare nell’agro nolano 500mila camion colmi di rifiuti. Hanno avvelenato il territorio e corrotto i contadini del territorio, che finirono per irrigare i loro stessi campi con acque contaminate dai rifiuti pericolosi. In tanti anni non c’è stata una mappatura delle discariche presenti dei Regi Lagni, nessuna analisi, nessun esame epidemiologico. La Regione pensa a rimuovere le ecoballe, ma per fare cosa? Per mandarle dove? In Campania o all’estero, andando a gravare sul debito pubblico. Mi chiedo che razza di strategie di intervento siano queste”.

Per il parroco anticamorra nulla è cambiato neanche dopo l’attenzione mediatica sul problema della Terra dei Fuochi, nonostante le novità legislative introdotte: "Non viene ancora garantita una certezza della pena. Non ci sono telecamere. Manca una certezza della pena e multe salate. Nessuno è in grado, ancora, di capire che occorre fare un lavoro di prevenzione seria. I contadini della mia zona vengono risarciti, le istituzioni pagano i danni e quei soldi occorrerebbe spenderli in modo oculato per risolvere il problema in modo definitivo”.

Don Aniello ritiene, inoltre, che lo smaltimento illecito di rifiuti in quell’area "ci sia ancora, pilotato dalla camorra e causato dalla grave maleducazione di quei cittadini che continuano a violentare la natura". 

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