rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Festival di Sanremo: Totò rinunciò alla carica di giurato e ai soldi

"Non volevo fare il fantoccio. A che serve nominare un presidente di una commissione esaminatrice delle canzoni se poi non conta nulla?", confidò l'artista nel 1959

In un'intervista pubblicata su "Oggi" del 24 dicembre 1959, Antonio De Curtis, in arte Totò, raccontò la vicenda di quando decise di accettare la carica di presidente della giuria del Festival di Sanremo, spiegando però i motivi che lo spinsero dopo un po' a rinunciare alla carica. Tutto ciò accadde in seguito ad alcune divergenze con gli altri giurati chiamati a giudicare le canzoni che sarebbero dovute essere ammesse al festival canoro.

Totò, nonostante i diversi impegni e l'abbassamento forte della vista, che poi l'avrebbe portato alla cecità, aveva comunque accettato di partecipare come presidente per poi rinunciare anche al cachet di 50 mila lire, che nel 1959 rappresentava una cifra di tutto rispetto, dopo le forti divergenze in merito alla mancata ammissione al Festival di Sanremo della canzone "Parole", molto apprezzata da Totò.

Quando mi offrirono la presidenza della commissione esaminatrice, fui seriamente tentato di rifiutare. Conoscevo troppo bene l'ambiente del Festival per non sapere che rischiavo di andare incontro a discussioni, proteste, inimicizie o, in una parola, a un'infinità di grane. Alla fine, purtroppo, cedetti alle insistenza del mio carissimo amico Radaelli, e accettai. Sulle prime, non ebbi a pentirmene.

Esistono presidenti onorari e presidenti effettivi. Un presidente effettivo ha il dovere di dirigere i lavori dell'organizzazione di cui è a capo, e ciò significa che egli deve equilibrare i pareri discordi, mantenere una determinata linea, far pesare la propria autorità sulla bilancia delle decisioni. Altrimenti, a che serve nominarlo? Sono disposto a riconoscere che ho un carattere piuttosto battagliero. Ho imparato a lottare sin da ragazzo, e ho sempre lottato, nella mia professione come nella mia vita privata. Può darsi che il mio modo di fare sia un po' autoritario, e può darsi anche che la mia educazione all'antica mi impedisca di avere quella elasticità che oggi è di moda. Comunque stiano le cose, però, io mi rifiuto di ammettere che il presidente di una commissione come quella del Festival possa essere considerato una figura decorativa o, peggio ancora, un fantoccio. E, soprattutto, non ammetto che la parte del fantoccio tocchi a me.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Festival di Sanremo: Totò rinunciò alla carica di giurato e ai soldi

NapoliToday è in caricamento