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Cronaca

Terremoto, la direttrice dell'Osservatorio Vesuviano: "Allerta nei Campi Flegrei"

Intervistata a proposito delle ripercussioni nel napoletano del sisma sugli Appennini, Francesca Bianco ha sottolineato qual è l'unica "allerta gialla" al momento

Il vero pericolo per Napoli non proviene né dalla faglia appenninica, né dal Vesuvio, tantomeno dal Marsili. Francesca Bianco, direttrice dell'Osservatorio Vesuviano, punta il dito verso i Campi Flegrei: "Li monitoriamo con grande attenzione. Qui l'allerta è gialla".

Intervistata da Repubblica Napoli a proposito della situazione di rischio per la città dopo il terremoto nell'Italia Centrale, Francesca Bianco ha spiegato come mai la scossa delle 7.41 di ieri mattina si è sentita così chiaramente. "Questo (terremoto, ndR) si è fatto sentire in maniera più evidente perché la magnitudo era maggiore e la crosta terrestre favorisce la propagazione degli eventi sismici. I terremoti con una tale energia si avvertono a centinaia di chilometri di distanza".

LA SCOSSA NELLE CASE DI NAPOLI - VIDEO

"Quando l'epicentro è così lontano non c'è reale pericolo", ha però sottolineato a proposito della situazione cittadina, per cui pure al'Osservatorio sono arrivate molte telefonate. "Anche se il grande incubo dei napoletani – prosegue la direttrice – non è il terremoto, ma il Vesuvio. Erano tutti preoccupati per il Vesuvio dopo la scossa".

Il vulcano ad ogni modo non è pericoloso. "L'allerta è verde, il livello base. Tutti i parametri sono in regola. E né il terremoto dell'Aquila né quello dell'Irpinia dell''80, molto più vicino, hanno avuto effetti sul Vesuvio". Così come non è pericoloso il Marsili vicino Palinuro, situazione "non critica" la sua, "anche se ogni tanto in rete circola la bufala della sua riattivazione".

Il vero problema, spiega Francesca Bianco, sono i Campi Flegrei: "L'unica zona da monitorare seriamente, anzi che monitoriamo con grande attenzione. Qui l'allerta è gialla, c'è un sollevamento molto lento di qualche decina di centimetri che va avanti dal 2005 e abbiamo anche un'importante variazione nella composizione chimica delle fumarole della Solfatara e di Pisciarelli".

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