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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Il gioco del lotto a Napoli tra numeri, ironia e superstizione

Pur non essendo nato all'ombra del Vesuvio, è diventato parte della cultura popolare partenopea. Napoli tra sogni e superstizioni, santi e defunti, ironia, cabala e smorfia è considerata "la capitale del banco lotto"

Napoli e il gioco del lotto hanno un rapporto antico e particolare, fatto non solo di numeri, ma anche di sogni, di magia, di superstizione e di fatalismo.

Il lotto non è nato all'ombra del Vesuvio, ma non c'è dubbio che proprio qui ha avuto la sua espressione più originale.

Le origini di questo gioco sarebbero da ricercare a Genova, nella prima metà del 1500, come ricostruisce portanapoli.com
 

Il gioco del lotto è nato a Genova nel 1539 dalle scommesse illegali che si facevano sui novanta nomi dei candidati che sarebbero usciti dalle urne per le elezioni al Senato e da allora nei secoli a seguire è stato fortemente ostacolato dalla Chiesa e dalle autorità governative in quanto ritenuto un gioco pericoloso e immorale. Persino noti personaggi storici lo abolirono, tra cui Vittorio Amedeo II nel 1713 e Giuseppe Garibaldi nel 1860. Ma, successivamente per far fronte alla continua crisi finanziaria il governo decise di legalizzarlo per trarne i dovuti profitti e dal 1817 fu stabilito che le estrazioni avvenissero ogni sabato.
Oggi il gioco del lotto è regolato dal Ministero delle Finanze.

A Napoli però, tra sogni, ironia, superstizioni, santi e defunti, cabala e smorfia, il gioco del lotto è diventato parte della tradizione, della cultura popolare. Tanto che la città è considerata da tempo "la capitale del banco lotto".

Impossibile non citare, parlando del culto del lotto a Napoli, la stupenda commedia di Eduardo De Filippo, "Non ti pago" incentrata appunto su una vincita a lotto fatta grazie ai numeri forniti in sogno da un defunto.

Altrettanto esplicativo lo storico e divertentissimo sketch di Massimo Troisi con Arena e De Caro (che insieme formavano il trio La Smorfia) in cui danno vista a tre personaggi, di cui due si recano in chiesa per chiedere i numeri da giocare a San Gennaro e uno è il parroco, che finirà esso stesso col chiedere numeri al santo patrono di Napoli.

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