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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sandro Ruotolo sotto scorta. Minacce dal boss Michele Zagaria: "'O vogl' squartat' vivo"

All'origine delle minacce, un reportage di Servizio Pubblico sulla Terra dei Fuochi che conteneva un'intervista a Carmine Schiavone. Migliaia, intanto, i messaggi di sostegno al giornalista

Sotto scorta il giornalista di Servizio Pubblico Sandro Ruotolo. La decisione è stata presa dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli, in attesa della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Le minacce di morte per il giornalista televisivo sono arrivate dal capo del clan dei casalesi, Michele Zagaria, che intercettato in carcere dice: ”‘O vogl’ squartat’ vivo”.

All’origine delle minacce, un reportage di Servizio Pubblico sulla Terra dei Fuochi, recentemente andato in onda su La7, che conteneva un'intervista di Ruotolo a Carmine Schiavone. "Ci sono tracce recenti di rapporti tra Zagaria, quando era latitante, e i servizi segreti. Ma parliamo degli anni Duemila", dice il giornalista in uno dei passaggi. "Non ti posso dire più niente. Lo saprai al momento opportuno", è la risposta di Schiavone, pentito del clan, morto lo scorso febbraio.

I messaggi di solidarietà per il giornalista partenopeo si susseguono senza sosta e sui social è stato lanciato l'hashtag #stoconsandro.

Ruotolo non si lascia intimidire e, ringraziando per i tanti messaggi di sostegno su facebook, scrive: "Sentire la solidarietà in momenti particolari fa solo bene. Lo sapete che da ieri sono sotto scorta solo perché ho fatto il mio dovere di giornalista. Raccontare la realtà. Con passione, umiltà e curiosità. Capita che non siate d'accordo con la mia interpretazione dei fatti ma sono certo che più punti di vista siano essenziali per la qualità della nostra democrazia. Ecco perché queste minacce riguardano anche voi, il vostro diritto di essere informati. State tranquilli che non mi faccio intimidire. Certo, non è piacevole sapere che il capo del clan dei casalesi, la camorra più vicina al modello mafioso siciliano, ti vuole squartare vivo. Ma io non posso cambiare perché solo così so fare il mio lavoro. So che non sono solo. Vorrei però che con me tanti altri giornalisti raccontino il paese reale. Ognuno con il suo punto di vista. Se si resta soli si è a rischio, se siamo in tanti a rischiare sono loro. La mafia è una montagna di merda".

L'appello, lanciato anche dall'intera redazione di Servizio Pubblico, è: "Non lasciateci soli, dobbiamo essere in tanti a parlare di camorra".

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