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Cronaca

"Giù le mani dal Tesoro di San Gennaro", proteste contro l'ingresso della Curia nella Deputazione

Un decreto a firma di Alfano permetterebbe a membri della curia di entrare nell'organismo laico. La denuncia:"Ci opporremo. Un provvedimento che cancella la nostra identità"

E' polemica in città per una questione delicata che riguarda la cappella del Tesoro di San Gennaro, affidata, fin dal 1601, alla tutela della Deputazione. Quest'Organo di Governo della Cappella del Tesoro di San Gennaro ha - come si legge anche aul sito ufficiale della Deputazione - "le sue radici negli antichi “sedili” del Patriziato e del Popolo Napolitano, cui un tempo era affidato il governo della nostra Città. Difatti i “sedili” erano cinque: Capuana, Portanova, Montagna, Nido e Porto, oltre a quello del Popolo. E ciascuno di essi forniva due rappresentanti. Dal 1811, in attuazione del “Bollettino delle Leggi”, emesso da Gioacchino Murat, la Deputazione è presieduta dal sindaco di Napoli".

Insomma un organismo laico e autonomo rispetto alla Curia. Almeno fino ad oggi. Perché - e da qui montano polemiche e proteste - a quanto pare, un decreto a firma del Ministro Alfano dà nuove disposizioni secondo le quali, ai discendenti delle famiglie nobili partenopee si dovranno affiancare 4 membri nominati dalla curia

A rendere noto il decreto e a denunciare la questione, scrive Pietro Treccagnoli su Il Mattino, è la stessa Deputazione, che annuncia anche ricorsi e battaglia:

È un testo irricevibile già dalla premessa - spiega indignato Riccardo Imperiali di Francavilla, delegato per gli affari legali. «Equipara la deputazione a una Fabbriceria e rinomina arbitrariamente gli 11 deputati attualmente in carica, assumendosi un ruolo che non gli compete. Abbiamo tempo per opporci, entro il 4 aprile, ed è quello che faremo per bloccare un autentico fuor d'opera giuridico, amministrativo e storico».

Sulla questione si è espresso anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che, per statuto, guida l'organismo laico che ha spiegato come la questione sia "giuridicamente controversa". "Nelle prossime ore - ha detto de Magistris - mi impegnerò per fare i necessari passi giuridici, amministrativi e istituzionali affinché non ci siano strappi ma affinché si continui a lavorare per aprire una nuova fase, ma senza snaturare la storia che ci ha consegnato San Gennaro". Il sindaco si è detto "contrario" alla strada intrapresa e indicata dal decreto del Ministero dell'Interno, perché, ha speigato, "nella storia si è trovata una straordinaria sintesi tra il momento laico e quello religioso che viene rappresentato da San Gennaro che interpreta tutta la città, la Deputazione e la cappella".

Anche dalla cittadinanza attiva muovono, intanto, i primi venti di protesta in difesa di quella che da tanti è considerata una questione d'identità. Per il prossimo sabato, 5 marzo, è già in programma una mobilitazione simbolica dal titolo "Giù le mani da San Gennaro". "Alle 15 ci raduneremo presso il Piazzale del Duomo (Via Duomo) - spiegano i promotori su Facebook - e alle 15.30 entreremo in Cattedrale e andremo ad apporre dei fiocchi bianchi (come quello sventolato dal membro della deputazione quando annuncia al popolo che il miracolo è avvenuto) sul cancello di Cosimo Fanzago per ribadire ancora una volta che San Gennaro è dei napoletani e non si tocca".

"Troviamo veramente vergognoso tutto questo. Crediamo - aggiungono - sia giunto il momento di dire basta all'incessante sottrazione delle nostre ricchezze. Ancora una volta, lo Stato italiano, non tenendo minimamente in considerazione la storia di questa città di cui ignora tutto, ci impone un provvedimento che cancella la nostra identità".

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