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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"L'Invisibile", quando la recensione è razzista

Andrea Di Consoli sul Sole 24 Ore ha stroncato il libro dei campani Manzo e Pellegrino. In molti storcono il naso però: nel suo articolo, lo scrittore ha definito il popolo della regione un "marasma antropologico dedito all'anarchia"

Che un libro possa essere stroncato da una recensione è un'eventualità cui l'autore o gli autori solitamente sono preparati. Quanto accaduto però a “L’Invisibile. Scandali, inchieste e potere nella Campania di Stefano Caldoro”, inchiesta dei giornalisti campani Ciro Pellegrino e Giuseppe Manzo per Round Robin Editrice, è in un caso ben al di là della bocciatura.

Al centro della polemica, un articolo di Andrea Di Consoli sul Sole 24 Ore. “La breve recensione sul domenicale de Il Sole 24 Ore è tutta negativa – ha spiegato su Facebook Giuseppe Manzo – Figuriamoci, è legittimo e il libro può non piacere. Ci accusa di un pregiudizio politico e potremmo anche argomentare le accuse rivolte al testo, ma una cosa non quadra: qui il popolo campano viene accusato di 'marasma antropologico dedito all'anarchia'. Beh, questo è un pregiudizio lombrosiano, praticamente razzista”.

Ecco le testuali parole di Di Consoli: “Nemmeno una parola, invece, sulla crisi finanziaria dell'ente regionale campano prima dell'arrivo di Caldoro e sul marasma antropologico del popolo campano, tra i più anarchici d'Italia”. Può una recensione varcare la soglia della discriminazione territoriale? Secondo molti commentatori di quanto scritto da Di Consoli, assolutamente.

Lo scrittore si è sentito preso di mira dal web, al punto da doversi difendere in un'intervista al Corriere del Mazzogiorno: “Insinuano che abbia dei pregiudizi – spiega Di Consoli a Marco Molino – quando invece sono il terrone dei terroni, figlio di genitori originari della Basilicata profonda. Ma è interessante capire da dove nasce questa insofferenza alle opinioni difformi che emerge da un tale episodio”.

“Io amo Napoli profondamente e nessuno mi può accusare di razzismo. Ma sfido chiunque, anche in un pubblico dibattito, a dimostrarmi che questo marasma, ovvero caos, non caratterizza il tessuto sociale e politico partenopeo. Una certa dose di anarchia è reale – continua Di Consoli – nelle istituzioni, nel vivere quotidiano, nei rapporti tra le persone. I problemi cominciano quando provi a parlarne seriamente”. Una spiegazione che però non ha convinto in molti.

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