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Cronaca Torre annunziata

Pizzo per il clan Gionta e tentato omicidio Leo: otto condanne

Pene durissime per gli esattori del clan di Torre Annunziata. Organizzarono un agguato per lanciare un segnale a chi non voleva pagare

Condanne durissime per gli esattori del clan Gionta di Torre Annunziata. Nonostante abbiano scelto di essere giudicati con rito abbreviato sono stati condannati a pene altissime gli otto imputati nel processo agli esattori del cosiddetto pizzo di Natale oltre che per il tentato omicidio di Giuseppe Leo. Una sfilza, i reati per cui sono comparsi dinanzi al Gup: associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione aggravata dal metodo mafioso e traffico di stupefacenti. La pena più alta è stata inflitta ai danni di Pietro Izzo condannato a 20 anni di carcere.

A seguire, 15 anni di reclusione per Giovanni Gallo, otto anni e due mesi per Salvatore Buonocore e Salvatore Bevilaqua, otto anni per Gaetano Acampora, sette anni e quattro mesi per Salvatore Teano, quattro anni e sei mesi per Antonio Palumbo, un mese in meno per Pasquale Teano. Le indagini partirono a seguito del tentato omicidio di Giuseppe Leo datato febbraio 2015. Dopo aver ricostruito la dinamica di quell'agguato, gli investigatori scoprirono una serie di richieste estorsive ai danni di imprenditori e commercianti oltre che ad alcuni pusher “indipendenti”. Proprio Leo si era ribellato ad una richiesta estorsiva ed il suo omicidio doveva essere un segnale per tutti coloro che non volevano pagare.

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