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Cronaca

"Pino Daniele si poteva salvare: riaprite il caso"

Per Luisa Regimenti, la consulente di Fabiola Sciabbarrasi, seconda moglie dell'uomo in blues, il cantautore partenopeo si poteva salvare se non ci fosse stato il ritardo di 4 ore dall'occlusione del bypass

Nel terzo anniversario della morte di Pino Daniele il settimanale "Giallo" ha pubblicato in esclusiva assoluta la perizia medico legale disposta dal Tribunale di Roma per accertare le cause del decesso del cantautore napoletano ed eventuali omissioni di soccorso.

Per Luisa Regimenti, la consulente di Fabiola Sciabbarrasi, seconda moglie dell'uomo in blues, Pino Daniele si poteva salvare se non ci fosse stato il ritardo di 4 ore dall'occlusione del bypass.

La perizia ha accertato che la causa della morte è stato lo “shock cardiogeno in soggetto affetto da cardiomiopatia dilatativa post-ischemica, coronaropatico e sottoposto ad intervento di by-pass aorto-coronarico, iperteso”.

Il pool di esperti ha sottolineato come “la decisione del Daniele di volersi far trasportare a Roma non sia stata scevra di rischi. Infatti, il trattamento dello shock cardiogeno si basa su una serie di interventi terapeutici che per la maggior parte possono essere messi in atto da personale qualificato anche con minima disponibilità di risorse. Inoltre, proprio per il descritto meccanismo di circolo vizioso, la loro efficacia ultima in larga misura dipende proprio dalla tempestività di intervento, prima che la situazione divenga non più recuperabile. Certamente, all’arrivo dei soccorritori con ambulanza 'medicalizzata', sarebbe stato possibile mettere in atto immediatamente una serie di interventi volti a sostenere la situazione emodinamica e migliorarla, e se possibile identificare eventuali situazioni sottostanti potenzialmente correggibili”.

A peggiorare ancor più il quadro, il fatto che il grande artista partenopeo sia stato trasportato in auto, quindi seduto anziché sdraiato.

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