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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Caivano

Don Patriciello ferma le polemiche sul 26 ottobre: "Troppe parole, tante bugie"

"Chiamare migliaia di persone a scendere in strada è una grande responsabilità. Io mi prendo le mie, non mi addosso quelle di altri che ho intravisto qualche volta e di cui non condivido il modo di pensare e di agire"

Ha fatto molto discutere l'assenza di Don Patriciello, parroco di Caivano che da tempo si batte al fianco dei Comitati territoriali contro la devastazione ambientale di cui è vittima il territorio tra Napoli e Caserta, alla mobilitazione di sabato 26 ottobre a Napoli contro i roghi tossici.

Polemiche che, per lo più, lasciano il tempo che trovano. Patriciello, proprio oggi, sulla sua pagina di facebook mette un punto netto alla questione e racconta cosa in realtà è accaduto, spiegando che il grande movimento di protesta che ha abbracciato e di cui è, in qualche modo, anche diventato importante referente per la cittadinanza, è nato dall'unione di tante anime territoriali che faticosamente hanno lottato e lottano per la salvezza del territorio. Un coordinamento che ha tentato di sintetizzare tutte le richieste e di portare avanti, nell'unità, la battaglia. Ed è proprio questo, per il battagliero parroco di Caivano, che ne fa la vera forza: l'unità, le migliaia di anime che lo compongono e che lottano uniti per il bene comune e non per qualche personalismo. E' indubbio, del resto, che proprio grazie a questo enorme sforzo corale, il dramma che ci affligge sia arrivato alla ribalta nazionale e che anche la mobilitazione di sabato, in realtà, non nasca dal nulla, ma dai tanti mesi di protesta nei territori della provincia che hanno visto già decine di migliaia di persone in piazza.

"Non, dunque, un uomo con le sue idee, anche ottime, ma un insieme di persone con capacità, competenze, volontà. “ Insieme” è la parola d’ordine" spiega Patriciello. "Un corteo non è una passeggiata - dice ancora il parroco di Caivano, riferendosi appunto alla mobilitazione del 26 ottobre e al suo unico promotore, il gestore del sito laterradeifuochi.it -. Chiamare migliaia di persone a scendere in strada è una grande responsabilità. Io mi prendo le mie, non sono disposto ad addossarmi anche quelle di altri, che nella mia vita ho appena intravisto qualche volta e di cui non condivido il modo di pensare e di agire".

Ecco, dunque, la spiegazione completa di Patriciello alla sua assenza di sabato al corteo: "Credo, per quanto mi riguarda, che sia giunto il momento di dare qualche spiegazione a tanti cari amici della mia mancata partecipazione alla manifestazione di Napoli. Troppe parole sono state dette e scritte. E tra le parole tante bugie. La verità è signora. Innanzitutto: a quella manifestazione non sono stato mai invitato. Ma questo non è un problema. Il problema vero è un altro. Da quando, ho sentito forte il dovere di dare una mano perché il terribile dramma che ci uccide giungesse a qualche soluzione, è nato un “Coordinamento” di tanti comitati già esistenti sul territorio. Coordinamento che il questi lunghi e faticosi mesi ha lavorato sodo portando alla ribalta nazionale e internazionale la situazione della nostra terra. Non c’è bisogno che mi dilunghi su fatti che sono sotto gli occhi di tutti. Queste persone godono della mia fiducia. Si riuniscono regolarmente con grande sacrificio, sottraendo tempo alla famiglia e allo svago. In questi mesi sono nati tra noi amicizie sincere e passione sempre maggiore per l’impegno comune. Se la mia persona è diventata più mediatica credo che sia solo per il fatto di essere un prete. Tutto, dunque viene condiviso. Mai, nemmeno una volta, è stato diramato un comunicato senza previa condivisione. Non, dunque, un uomo con le sue idee, anche ottime, ma un insieme di persone con capacità, competenze, volontà. “ Insieme” è la parola d’ordine. Naturalmente ognuno conosce i suoi limiti. Ecco, allora, venire alla luce i vari “ tavoli” tecnici. Medici, ingegneri, avvocati: ognuno fa la sua parte. Unico desiderio: uscire da questa sciagura. Ci si aiuta. Ci si fida. Si lavora. Si soffre. Sappiamo di essere in guerra. Chi – in modo o nell’altro – ha lucrato e continua a lucrare sul nostro dramma, ci è nemico. Ci attacca. Ci offende. Ci calunnia. La menzogna, tutti lo sanno, è un’arma potentissima.

“Calunnia, calunnia – diceva qualcuno che di queste cose si intendeva – qualcosa rimarrà…”. Tende di mettere il bastone tra le ruote. Tutto già messo in conto. Tutto previsto. Personalmente credo che il peggio sia ancora da venire. Quando al cane tendi di strappare l’osso dalle grinfie, diventa feroce e ti azzanna. Forse qualcuno non lo sa? Si va avanti. In questi mesi abbiamo fatto mille cose. Abbiamo raccolto 35.000 firme per denunciare le amministrazioni inadempienti. Abbiamo rivolto una petizione al parlamento europeo. Primo firmatario il Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo. Siamo andati, il dottor Marfella e io, a Bruxelles per essere auditi. Il dottori Gaetano Divezzi e Antonio Marfella sono stati ascoltati dalla “Commissione Salute” del Senato della Repubblica. La “Commissione Ambiente” ha ascoltato me, Mauro Pagnano e ancora Marfella. In parrocchia a Caivano sono arrivati i ministri Orlando e De Girolamo. Prima ancora era venuto Balduzzi e la Commissione bicamerale presieduta da Gaetano Pecorella. Abbiamo conosciuto giornalisti eccezionali. Non faccio nomi per non correre il rischio di dimenticarne qualcuno. Anche grazie a loro, al loro lavoro coraggioso e onesto, si è parlato sempre di più del dramma che sta affossando la Campania. A loro va il mio e il nostro grazie sincero e rispettoso. Tra le varie testate, il quotidiano Avvenire, non ci ha mai lasciati soli. Basta una semplice ricerca per appurarlo.

Manifestare è un diritto dei cittadini. Un diritto di cui ci siamo avvalsi tante volte. Basta solamente ricordare la manifestazione voluta dalla mia Diocesi di Aversa. Più di cinquantamila persone hanno invaso la provinciale Caivano Aversa. Protestare è solo il primo momento. Alla protesta occorre che faccia seguito la proposta. E la proposta, a mio modesto avviso, la si fa alle Istituzioni. È con loro che bisogna dialogare. Un dialogo lungo, faticoso, estenuante, ma necessario. Un dialogo sincero, schietto, educato, rispettoso. Allo Stato posso rimproverare – e l’ ho fatto tante volte – di essere stato pigro e negligente. Posso dire, se ne ho le prove, che questo o quel politico è stato disonesto. Oltre non vado. Credo che dovere dei cittadini sia tallonare, stimolare, spingere le Istituzioni. Per questo motivo ognuno si assume le sue responsabilità. Io sono per la non violenza. Sono un pacifista. Un cristiano. Un prete. Se la mia persona, assurta mio malgrado, a icona di questa orribile sciagura, serve alla causa che portiamo avanti, sono contento. In caso contrario, senza inutili offese e perdite di tempo prezioso, si faccia diversamente. Importante è vincere questa guerra. Tutto il resto “ è noia”. Inutile dire che la strada che percorro si fa ogni giorno più insidiosa. Proprio per questo la prudenza non deve mai mancare.

Proprio per questo non sono andato a Napoli. Tutto qui. Un corteo non è una passeggiata. Chiamare migliaia di persone a scendere in strada è una grande responsabilità. Io mi prendo le mie, non sono disposto ad addossarmi anche quelle di altri, che nella mia vita ho appena intravisto qualche volta e di cui non condivido il modo di pensare e di agire. Tutto qua.

Siamo in democrazia. Lasciamo libera la libertà. Non le rubiamo la bellezza. Non tendiamo di metterle il bavaglio. Se, per il futuro, impareremo meglio a dialogare e progettare, tanto di guadagnato. Mai dire mai. Le idee che si confrontano non mi fanno paura. Tanta pena, invece, mi fanno coloro che per imporre le proprie fanno ricorso alla menzogna. Su questo campo non vi vedrete correre mai".

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